Pazzo per lei, la recensione

Pazzo per lei è una piccola ma sincera commedia romantica che sotto la sua superficie parla con onestà e semplicità della malattia mentale

Condividi
Pazzo per lei, la recensione

Diretto da Dani de la Orden, Pazzo per lei è una piccola ma sincera commedia romantica che sotto la sua superficie rosa e leggera parla con onestà ed efficace semplicità della malattia mentale e nello specifico della depressione, facendo riflettere lo spettatore su cosa voglia dire prendersi cura di qualcuno che convive quotidianamente con dei mostri interiori.

Accettare il dolore senza negarlo: da questo assunto Pazzo per lei costruisce la storia d'amore di Carla (Susana Abaitua) e Adri (Álvaro Cervantes), la cui avventura prende il via da una scatenata notte di divertimento. Carla è una ragazza libera, che vive senza freni, e adesca Adri in un bar facendogli vivere una notte indimenticabile. Adri accetta, promettendo a Carla che - come lei stessa gli chiede - dopo quel breve tempo insieme non si sentiranno più. Ovviamente non sarà così e Adri, innamoratosi di Carla, si metterà a cercarla, scoprendo inaspettatamente che la ragazza è in cura presso una struttura psichiatrica. Deciso a raggiungerla per salvarla dalla sua malattia, Adri si farà ricoverare nella stessa struttura. Tra risate, momenti profondi e nuove amicizie, Carla e Adri alla fine impareranno a conoscersi per poi accettarsi veramente.

In tutta la sua prima parte di presentazione dei personaggi, Pazzo per lei sembra essere un film piuttosto banale, che anzi fa proprio storcere il naso per alcune forzature di trama (Adri che ritrova magicamente la ragazza e poi si fa ricoverare come se fosse una cosa da niente). Tuttavia, superate le premesse il film prende una nuova, positiva, direzione: è infatti dentro la clinica, tra nuovi personaggi e altrettante sottotrame, che Pazzo per lei diventa quasi un altro film, guadagnando il giusto spazio ed equilibrio per la messa in scena del suo tema portante.

Ciò che risulta un po' strano è forse il fatto che, in fin dei conti, sia proprio il protagonista quello meno interessante di tutti, e che lungo lo scorrere del film si riveli essere a tutti gli effetti un semplice strumento per parlare del mondo intorno a lui. Di Adri sappiamo poco e niente, e altrettanto sapremo alla fine del film. Questa scelta tuttavia non inficia troppo sul ritmo narrativo: il regista de la Orden è comunque capace di guardare il suo mondo con delicatezza e tatto e mai con pietà o irritante semplificazione. Un compito non semplice, data la serietà del tema.

La cosa veramente bella di Pazzo per lei è soprattutto il modo in cui lega i personaggi, in un doppio anello, alla struttura psichiatrica e al mondo ordinario. Seppur la struttura sia qui descritta non come un luogo di fallimento dell'individuo ma di accettazione della malattia, è in realtà solo grazie all'aiuto del prossimo, esterno a quelle quattro mura, che costruisce la speranza, vedendo in esso l'obiettivo verso il quale puntare. Un passo alla volta.

Cosa ne dite della nostra recensione di Pazzo per lei? Scrivetelo nei commenti dopo aver visto il film!

Vi ricordiamo che BadTaste è anche su Twitch!

Continua a leggere su BadTaste