Patrick Melrose 1x03 "Speranza": la recensione

La nostra recensione di "Speranza", il terzo episodio della serie Patrick Melrose

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Spoiler Alert
Dopo aver assistito alla discesa agli inferi causata dal dover affrontare la morte del padre e aver compiuto un salto nel passato per spiegare cosa si cela alla base delle tendenze autodistruttive del protagonista, Patrick Melrose porta gli spettatori nella Londra del 1990 per raccontare il tentativo di aprire un nuovo capitolo della vita del personaggio che dà il titolo alla serie.
L'episodio intitolato Speranza mostra infatti Patrick (Benedict Cumberbatch) ancora alle prese con i traumi legati ai propri ricordi, ma determinato a tenersi a distanza dagli alcolici e della droga, nonostante le tentazioni siano sempre costanti.
L'invito alla festa organizzata da Bridget (Holliday Grainger) per celebrare il compleanno del marito Sonny (Tim McMullan) obbliga Patrick a confrontarsi con alcune persone legate al suo passato, tra cui alcune ex, e a cercare il coraggio per chiedere finalmente aiuto.


La puntata, come il romanzo di Edward St. Aubyn, è forse quella in cui si sottolinea maggiormente la critica all'aristocrazia britannica, mostrando cosa si cela dietro un'apparenza di perfezione fin troppo ostentata. Gli spettatori possono quindi assistere anche alla storia di Lady Bridget, personaggio introdotto nella precedente puntata, che ha completato la sua scalata sociale senza però trovare la felicità. La giovane, diventata madre, deve fare i conti con il tradimento del marito, ferree regole di comportamento che rendono i rapporti umani freddi e sterili, e i giudizi della "nobiltà" causati dalla sua incapacità di aver dato al marito un erede maschio. Il personaggio interpretato da Holliday Grainger sembra totalmente intrappolata in una gabbia dorata in cui non si sente accettata e rispettata, la stessa da cui sembrava essere fuggita negli anni '60. Nel frattempo Patrick riallaccia i rapporti con Johnny (Prasanna Puwanarajah) e accetta di andare a un incontro degli alcolisti anonimi, rimanendo però in disparte ad ascoltare, ribadendo ugualmente che non si sente pronto a condividere con nessuno quanto vissuto in passato e di ritenere la lucidità un vero e proprio incubo. La stanza in cui Melrose alloggia, con quadri che ritraggono paesaggi assolati e pareti a fiori, non può però che far riemergere i ricordi del trauma subito nella meravigliosa villa di famiglia che si trova nel Sud della Francia, riportando alla mente i momenti in cui da bambino era costretto a rimanere da solo con il padre, cercando in ogni modo una via di fuga fisica e mentale.
Le due storie, quella di Patrick e Bridget, procedono in parallelo ma si intersecano in modo intelligente creando dei punti in comune tra la cena del secondo episodio, in cui David (Hugo Weaving) faceva emergere la sua crudeltà, con quella al centro della terza puntata, in cui è la principessa Margaret (Harriet Walter) a comportarsi in modo sgradevole e irrispettoso, mancando totalmente dell'empatia necessaria a comprendere la curiosità e l'innocenza di Belinda (Lila Prideaux), la figlia di Bridget e Sonny. Patrick, nel corso dell'episodio, possiede quella lucida razionalità che gli fa comprendere tutti i difetti e le contraddizioni del mondo in cui vive, andando contro alcune regole e ribadendo senza mezzi toni la sua convinzione che le persone intorno a lui siano ormai come pezzi esposti in un museo, provando inoltre immediatamente compassione nei confronti di una bambina in cui, in parte, riconosce il se stesso di molti anni prima. Il protagonista, durante la serata, proclama senza timore un concetto che segna un po' la sua intera esistenza: "La salvezza va in mille pezzi non appena la tocchi". Melrose, tuttavia, sembra determinato a porre ordine nella propria vita, seguendo anche il consiglio di George (John Standing), decidendo quindi di mettere al primo posto la sua amicizia con Johnny invece che lasciarsi trascinare dalla passione, e compiendo il grande passo rappresentato dal confessare finalmente a qualcuno gli abusi subiti.
Patrick e Bridget, in modi e contesti ovviamente diversi, si renderanno inoltre conto del valore del chiedere scusa al prossimo quando si è in torto, ed entrambi troveranno la forza per imporre al proprio destino una svolta significativa.

La sceneggiatura di David Nicholls equilibra bene le parti dedicate ai due diversi protagonisti della puntata, riuscendo anche a intrecciarle tramite molti punti in comune a livello emotivo, metaforico e visivo. La solitudine di entrambi, seppur alle prese con problemi diversi, risulta evidente ed è proprio nel momento in cui i personaggi si rendono conto di aver bisogno degli altri che si gettano le basi per un auspicabile cambiamento nelle rispettive vite. Benedict Cumberbatch è impeccabile nei vari passaggi emotivi che compie il personaggio al centro della serie, passando dalla sofferenza e ansia all'ironia e alla speranza di essere vicino a un nuovo inizio, mentre Holliday Grainger non sottolinea del tutto le varie sfumature della fragilità e dell'orgoglio ferito di Bridget, rimanendo in più passaggi un po' bloccata nella sua espressività.
Il resto del cast, seppur offrendo delle performance di livello, resta un po' in secondo piano, e nemmeno Prasanna Puwanarajah, anche se con un ruolo centrale nella narrazione, riesce ad apparire all'altezza del carisma dell'ex star di Sherlock.
A livello visivo la serie Patrick Melrose si conferma confezionata con estrema perizia: le inquadrature ideate alla perfezione rendono David una figura imponente che continua a sovrastare la mente del figlio, la preparazione della tavolata per la cena enfatizza un desiderio di perfezione che rimane fermo solo alle apparenze, l'immagine dello zucchero che si "trasforma" in cocaina è efficace e di grande impatto, gli spazi sono estremamente ricchi di elementi e citazioni, e la fotografia passa dai toni cupi a quelli più scintillanti della festa in modo fluido e convincente.
Edward Berger conferma di aver compiuto uno dei suoi migliori lavori in occasione delle cinque puntate tratte dai romanzi di St. Aubyn e non si può che rimanere affascinati dal modo in cui è stato curato ogni minimo dettaglio grazie alla sua guida dietro la macchinda da presa.

A rendere un po' complicata la visione della storia del protagonista potrebbe forse essere il fin troppo tagliente ritratto della società britannica che rende i confini netti e porta a condannare senza possibilità di appello i personaggi, troppo bloccati all'interno di gerarchie e consuetudini, arrivando in questo modo ad accettare passivamente comportamenti inaccettabili, parlare male degli altri non appena si allontanano, e fare il doppio gioco, cercando sempre di uscire vincitori da ogni possibile situazione. Risulta davvero difficile giustificare e rispettare le cattiverie dette alle spalle, il senso di superiorità e la glaciale freddezza nel confronto del prossimo che contraddistingue questa rappresentazione dell'aristocrazia britannica, tuttavia a livello narrativo funziona davvero bene per far emergere Patrick quasi in una versione antieroe, non rientrando negli schemi imposti e avendo il coraggio di voler in tutti i modi evitare di seguire le orme del padre e dei suoi amici.
Risulta infine intelligente e brillante, come negli episodi precedenti, l'utilizzo della colonna sonora: la conclusione del capitolo della storia sulle note di una canzone in cui si dichiara "Credo nel potere dell'amore" appare infatti perfetta per concludere una tappa del percorso personale del protagonista all'insegna di un atteggiamento positivo e del suo tentativo di seguire i consigli utili a fargli capire cosa manca realmente nella sua vita.

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