Past Lives, la recensione

Molto più che un ottimo esordio: Past Lives di Celine Song è un instant cult del film romantico

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La recensione di Past Lives, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023

Molto più che un ottimo esordio: Past Lives di Celine Song è un instant cult del cinema romantico. Un dramma profondamente toccante, avvolto dalla nostalgia di sentimenti universali e insieme da quella, precisa, di un certo passato cinematografico: quella di In the mood for love di Wong Kar-wai, di Se mi lasci ti cancello di Michel Gondry.

È su quell’idea di dramma amoroso e sul concetto coreano di “in-yun” (destino, provvidenza che lega due persone nel corso di più vite) che Celine Song racconta la struggente storia di un amore impossibile: il legame che, oltre il tempo, lo spazio e la logica, unisce da 24 anni con un filo invisibile Nora (Greta Lee) e Jung Hae Sung (Teo Yoo). Due bambini allontanati dalle circostanze - lei a New York, lui in Corea -, dalle decisioni e forse davvero dal destino e che, dopo essersi cercati nella memoria e nelle immagini senza mai raggiungersi, ritrovano nelle loro vite adulte lo specchio appannato l’uno dell’altra.

Past Lives è un film emotivamente intenso non perché cerchi il melodramma - che anzi rifugge in ogni modo, a favore della poesia delle immagini - ma perché proprio a partire dal concetto di in-yun (presentato abbastanza presto nel film) ti mette nell’ordine di idee di desiderare tanto quanto i protagonisti ciò che non c’è. E così Past Lives prende forma con immagini di assenze, un paradosso a parole ma che nella pratica significa finestre aperte, porte, paesaggi dove i protagonisti sono soli e non si raggiungono ma dove sappiamo che si stanno immaginando insieme. Un fuori campo di possibilità che corrisponde agli interrogativi dei protagonisti e che, infatti, una volta trovatisi vengono schiacciati visivamente da Celine Song tramite ciò che sta loro intorno, sopra, di fianco - proprio come faceva Wong Kar-wai (un fotogramma in particolare, al ristorante, ne è un omaggio bellissimo).

La riflessione sul visivo si fa riflessione sulla memoria e sulle immagini (il loro viversi per ricordi, o per videochiamate), ma Past Lives oltre a tutto ciò scava ancora più a fondo e fa coincidere un’idea sottile di cinema come narrazione e storia alla vicenda stessa del film. Nora è infatti figlia di un regista, lei stessa è sceneggiatrice e il suo legame con Jung Hae Sung - glielo dice il marito, a sua volta scrittore - per originalità e bellezza vince a mani basse sul modo che, ordinario e un filo strumentale, ha invece portato loro due a sposarsi.

Ciò su cui riflette Celine Song è un interrogativo immenso: quanto i nostri legami dipendono dalla nostra volontà e quanto, invece, siamo in balìa di una forza più grande della vita stessa? Le circostanze stesse, sembra dire Past Lives, sono sempre dei limiti (il marito, per capire i sogni che Nora fa in coreano, prova a studiare la lingua: ma quella parte di lei gli sarà sempre inaccessibile). Non è possibile sapere chi sia, nelle nostre vite presenti, il nostro in-yun: ma ognuno di noi ha un legame che ha le sembianze di un destino (non per forza amoroso). Qualcuno che, guardando Past Lives, immaginerà nel buio della sala.

Siete d’accordo con la nostra recensione di Past Lives? Scrivetelo nei commenti!

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