Passione sinistra, la recensione
Con ambizioni smisurate rispetto alla riuscita, il nuovo film di Marco Ponti non è nemmeno lontanamente all'altezza delle sue opere precedenti...
Un film cretino da un autore intelligente.
I suoi film sono sempre stati caratterizzati da una ricerca spasmodica di originalità, non sempre raggiunta, spesso un po' puerile ma altrettanto spesso efficace, liberatoria, divertente e (nei migliori momenti) effettivamente originale.
Come detto inizialmente Passione sinistra è un film cretino che non riesce nemmeno a centrare gli stereotipi che si propone di dipingere, figuriamoci rimetterli in discussione, figuriamoci dire qualcosa sul paese e il suo instabile e inclassificabile equilibrio politico e sociale! Per questo motivo è un film irrimediabilmente non riuscito e anche un po' triste, perchè si arrende a se stesso e alla propria pochezza e velleità intellettuale.
Detto questo è anche impossibile non notare come tutto Passione sinistra sia puntellato di piccoli momenti talmente azzeccati e riusciti che sembrano uscire da un altro film. La figura del politico (solitamente una delle cose peggiori nei film italiani) è non solo divertente e originale ma anche foriera di un surrealismo finalmente interessante. Alcune cattiverie contro lo scrittore o contro la protagonista sinistrorsa non somigliano alle solite critiche bonarie e all'acqua di rosa riservate alla sinistra che sembrano dire: "Siamo un po' così, imperfetti ma buoni!" e sono invece più forti profonde e raffinate ("Mi chiedo sempre cosa farebbe Marco Travaglio al posto mio?" si chiede la protagonista di frequente) e soprattutto il ruolo dell'oca di Eva Riccobono parte dal noto e consueto per arrivare gradualmente ma inesorabilmente ad un'idiozia peculiare e originale, senza redenzione e ingestibile.
Ma sono solo sprazzi.