Passeggeri della notte, la recensione
Passeggeri della notte racconta poche cose ma stupisce per come riesce a conservare dall’inizio alla fine l’intensità di quella malinconia
La recensione di Passeggeri della notte, al cinema dal 13 aprile
Seguendo piaceri e dispiaceri di Elisabeth (Charlotte Gainsbourg), una donna appena divorziata, e i suoi due figli ormai adulti, il film sembra più che altro volto a essere un’osservazione estremamente affascinata di quella estetica retrò; quasi la trama (difatti molto esile) fosse una scusa per buttarsi dentro a quel mood cinematografico. E perché no? Mikhaël Hers, infatti, riesce pienamente a cogliere quel sentimento, facendo di Passeggeri della notte un vero e proprio compendio dell’idea comune del film francese d’autore: centrato sui personaggi più che sulla trama, guidato da piccoli eventi, lunghi silenzi, alla ricerca di sentimenti tramite inquadrature estetizzanti (ad esempio le dissolvenze incrociate con volti/sfondi cittadini). A interpretare la protagonista è inoltre la quintessenza della femme parisienne dolce e misteriosa: Charlotte Gainsbourg, che per questo ruolo è perfetta in modo quasi troppo preciso e prevedibile.
A conti fatti, Passeggeri della notte racconta poche cose ma stupisce per come riesce a conservare dall’inizio alla fine l’intensità di quella malinconia. Hers con cerca mai l’effetto magone, anzi la semplicità quasi scolastica con cui guarda i suoi personaggi farebbe persino pensare al contrario. Con un ottimo finale, Passeggeri della notte scampa il pericolo della vaghezza, va dritto al punto, chiude il tema con un paio di immagini. Niente di originale, ma che precisione.
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