Passato, Prossimo, la recensione

Passato, Prossimo racconta la storia di un diciottenne pronto a viaggiare nel tempo per poter riavere la ragazza amata...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Il diciottenne Leo è ancora distrutto dopo essere stato lasciato dalla ragazza. Tra le mani stringe un foglio con alcune istruzioni che ha scritto lui stesso. O meglio, che ha scritto il Leo del futuro.
Comincia così una commedia romantica arricchita da elementi fantascientifici, nella quale il protagonista cercherà di capire come recuperare la ragazza amata. Passato, Prossimo racconta un amore adolescenziale: una crisi, momenti di serena vita di coppia che tornano alla mente, i disperati tentativi di rimediare agli errori commessi. Leo ha la possibilità di viaggiare nel tempo grazie a una macchina del tempo a forma di passaverdura, ma non sempre l'esito delle sue azioni corrisponderà alle sue aspettative.

Dopo vignette, illustrazioni e brevi fumetti raccolte in volumi antologici, Emanuele Rosso esordisce con la sua prima storia lunga. L'autore definisce la sua opera come un incontro tra Se mi Lasci ti Cancello e Ritorno al Futuro, ma suggeriamo una similitudine ancor più calzante: La Ragazza che Saltava nel Tempo di Mamoru Hosoda, film d'animazione che condivide con Passato, Prossimo l'atmosfera e molti elementi della narrazione. Tra le pagine sono disseminate numerosi citazioni pop, con camere che traboccano di locandine di film e action figure di robot giapponesi, scelta sempre più frequente che evidente strizza l'occhio a una precisa fetta di lettori. Questo fattore è portato all'estremo nella figura di Clint Eastwood, ovvero una statuina-giocattolo dell'Uomo Senza Nome che dialoga col protagonista per motivarlo: una figura che però non è sfruttata in modo efficace, risultando così solo un bizzarro divertissement a tratti fuori luogo.
La storia d'amore potrebbe risultare un po' melodrammatica a un lettore adulto, ma in realtà il target di riferimento adolescenziale può riconoscersi nelle sensazioni e nelle azioni dei personaggi. Rosso racconta la storia osando: in alcuni casi i suoi esperimenti sono interessanti, la struttura della storia è originale e l'impostazione delle tavole è interessante, mentre in altri passaggi la comprensione di dove la vicenda stia andando non è immediata.
Come scrittore Rosso è coraggioso, qui al suo esordio per un'opera così complessa, quindi molte imperfezioni possono essere accettate, visto che in generale si tratta di comunque una prova interessante che ci spinge a tenere d'occhio l'autore per le sue opere successive. Non riusciamo ad essere così clementi dal punto di vista grafico: il suo tratto è grezzo, lo stile immaturo, con personaggi inespressivi e vignette spesso povere di dettagli. Viste le potenzialità pensiamo che Rosso potrebbe funzionare meglio come sceneggiatore piuttosto che come autore completo, ma se queste non sono le sue intenzioni, c'è ancora un bel po' di lavoro da fare per rafforzare il suo disegno.

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