Una parte di te, la recensione

Storia sull'elaborazione di un lutto che non cade nella facile commozione, Una parte di te esprime con efficacia l'interiorità fragile della sua giovane protagonista

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La nostra recensione di Una parte di te, disponibile su Netflix

Agnes è un'adolescente timida e introversa che vive in un paesino della Svezia. Ha una sorella, Julia, di poco più grande, che è invece popolare e festaiola, ma deve affrontare problemi di alcolismo. Una sera, dopo un party, un tragico incidente ne causa la morte improvvisa. Agnes però fa finta di nulla, riprende la sua vita come se niente fosse e poco dopo comincia a prendere i vestiti di Julia, ad apparire e a comportarsi come lei, tra lo sconcerto degli amici.

L'impostazione del film d'esordio di Sigge Eklund è chiara fin dall'inizio: macchina da presa stretta intorno alla protagonista, primi e primissimi piani, soggettive e oggettive. Un modo per esprimere la sua fragilità interiore, il suo distacco dal resto del mondo, soprattutto dalla sorella che vede come un modello e che poi cercherà di imitare. Lo scavo dell'interiorità femminile è il fulcro del film, che per metterlo in scena si appoggia su una flebile narrazione. Siamo insomma in una sorta di versione pop del cinema di Josephine Decker (da Madeline's Madeline ritorna in particolare il rapporto tra finzione teatrale e proprio vissuto, qui però più un escamotage che un perno della storia). La fotografia ipersatura e un certo citazionismo fine a se stesso sono il debito da scontare per essere una produzione Netflix, ma per il resto Una parte di te riesce a trovare uno spazio d'espressione.

Il film si muove su un terreno scivoloso (l'elaborazione del lutto) e meritoriamente evita di cadere nella trappola della facile commozione. Assumendo il punto di vista di Agnes, il regista l'accompagna nel suo percorso di autodistruzione riuscendo a trasmettere con efficacia il suo sentire. La sua è una posizione scomoda: non vuole accettare la scomparsa della sorella, non accoglie l'affetto di chi le sta intorno, finisce per scontrarsi con chi invece cerca di portarla alla ragione. Senza smorzare gli aspetti più duri (ma anche senza calcarci la mano), Una parte di te non propone nessun contraltare morale né la giudica nel suo tentativo di reincarnare Julia, figura non certo irreprensibile, lasciando che il suo percorso scorra naturale. Agnes inizia una relazione col suo ex fidanzato e a ricaricarne la tendenza alla sbronza, per poi tastarne le conseguenze sulla sua stessa pelle. Una rivelazione sul finale la porterà a una presa di coscienza e a un cambio di rotta, in un finale accorto ma anche troppo enfatico rispetto a quanto visto in precedenza.

Per poter reggere fino alla fine, un film fatto di silenzi e di sguardi persi nel vuoto ha infatti bisogno di una forza espressiva e di una radicalità che Eklund (ancora) non possiede. Inevitabile allora che la sua opera a un certo punto mostri i propri limiti e si lasci andare a pianti, ad abbracci, a consolazioni. Rimane però un punto a favore come uno scioglimento vitalistico e speranzoso sia stato preferito a uno cupo e ricattatorio.

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