Parlez-Moi de la pluie - La recensione

Due documentaristi decidono di realizzare un lavoro su una celebre femminista. Minimalismo estremo per la nuova regia di Agnès Jaoui, in un film che convince poco...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloParlez-Moi de la pluieRegiaAgnès Jaoui
Cast
Jean-Pierre Bacri, Jamel Debbouze, Agnès Jaoui, Pascale Arbillot, Guillaume De Tonquedec, Frédéric Pierrot
Uscita

L'impressione è sorprendente e strana. Tipo quella di un grande calciatore che fa una bella giocata e poi si mangia tre gol facili facili. Per chi scrive, l'accoppiata (artistica e nella vita reale) tra Agnès Jaoui e Jean-Pierre Bacri ha rappresentato negli ultimi 15 anni una delle migliori storie del cinema europeo. Iniziando a farsi notare con le sceneggiature di Smoking/No Smoking e Parole, parole, parole (che portarono il grande pubblico a vedere i film di Alain Resnais, quasi un miracolo), così come del delizioso Un'aria di famiglia, i due passarono a scrivere e dirigere (anche se la Jaoui è l'unica a essere accreditata) Il gusto degli altri, che rimane il loro capolavoro, in grado di conquistare diversi premi importanti e quasi quattro milioni di spettatori in patria. Anche il successivo Così fan tutti, nonostante un lieve calo, si manteneva molto interessante.

Per questo, un film come Parlez-Moi de la pluie, presentato allo scorso Festival di Roma, lascia parecchio interdetti. Non perché, come si diceva prima, sia creato da qualcuno privo di talento, ma al contrario perché è evidente che dietro ci sono dei professionisti di altissimo livello. Alcuni momenti sono assolutamente spassosi, basti pensare al modo in cui procede per tutto il film l'intervista o al montaggio da megera a cui dà vita il personaggio di Debbouze. Il problema è che su 90 minuti si riderà sì e no 5-10. Cosa che magari non era un problema nei precedenti lavori, dove c'era un'analisi stupefacente di un insieme di personaggi molto ricco e non si puntava alla risata facile. Qui, invece, le storie sono eccessivamente minimaliste, per non dire inesistenti.

Infatti, una volta tolti i tre protagonisti, gli altri ruoli (soprattutto quelli femminili) servono quasi soltanto per creare una sorta di La ronde banale, in cui tutti (o quasi) hanno relazioni fedifraghe o magari problemi coi partner (quasi mai spiegati, come se gli autori ci volessero dire che questa è una condizione naturale della vita di coppia). Purtroppo, non è che i tre personaggi principali sollevino da soli la pellicola. Jean-Pierre Bacri ci viene presentato come un mediocre ed effettivamente nella storia lo è, ma senza che questo susciti una grande passione nello spettatore. La Jaoui non emerge come potrebbe, nonostante un ruolo sulla carta esplosivo. A questo punto, sarebbe stato utile puntare i riflettori su Debbouze, ma nonostante la bravura dell'attore e qualche spunto interessante, la scintilla non produce una vera e propria fiamma.

Anche a livello tecnico, la Jaoui lascia perplessi, quasi come se fosse alla sua prima esperienza e non alla terza. Rimane sicuramente un buon senso dell'inquadratura, ma decisamente non c'è nessuna volontà di prendersi dei rischi e soprattutto un senso del ritmo che lascia molto perplessi. Difficile, insomma, promuovere questa pellicola su cui si avevano molte attese. E quindi, più che la delusione, prevale lo stupore...

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