Parlami d'amore


La strana storia di un venticinquenne e una quarantenne. Silvio Muccino pensa di essere l'erede di Antonioni, Van Sant e Tony Richardson, il problema è che non è degno neanche di Moccia... [l'elenco delle frasi più incredibili!]

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloParlami d'amoreRegiaSilvio Muccino
Cast

Silvio Muccino, Aitana Sanchez-Gijon, Carolina Crescentini, Andrea Renzi, Max Mazzotta, Flavio Parenti, Giorgio Colangeli, Geraldine Chaplin

Uscita14 febbraio 2008

Parlami d'amore di Silvio Muccino è un film che ti fa innamorare del cinema. Nel senso che, dopo aver visto questa schifezza, ti viene voglia di fare un'overdose di buone pellicole per riprenderti da questo obbrobrio, al cui confronto Federico Moccia sembra François Truffaut.

E' difficile trovare le parole per commentare un film del genere senza diventare volgari. Il primo termine che viene in mente è 'presunzione'.
Infatti, Muccino, per il suo esordio alla regia non si accontenta di una storia semplice e girata in maniera professionale. No, si sente un genio, in grado di parlare dei massimi sistemi e di spiegarci cos'è l'amore e la vita. Ecco quindi che ci ritroviamo con una marea di effettacci ed effettini di regia, supportati (in senso negativo) da una luce scurissima (troppo scura, anche se è una scelta voluta) e falsissima.
 
Se per i dialoghi vi proponiamo un elenco sotto (ma sarebbero molti di più, solo che tanti altri non funzionerebbero citati senza le immagini), non mancano le scene folli e/o semplicemente sbagliate. Penso ad un bagno che dovrebbe essere poetico e risulta senza senso. La scena della festa, un misto tra Matrix Reloaded ed Eyes Wide Shut, che fa rimpiangere incredibilmente gli originali. Tutte le partite di poker (ma su questo, dopo Il cartaio, Muccino è recidivo), con un personaggio che nella realtà non durerebbe cinque minuti (altro che un genio delle carte). Una descrizione del profumo di una donna che sembra una degustazione di vini per i termini che utilizza. E non parliamo delle persone che si ritrovano per via telepatica (è la spiegazione più razionale che mi è venuta in mente).

A differenza del fratello, che in questo è bravissimo, Muccino jr. non sa dirigere gli attori. Quindi, gli adulti come la Sanchez-Gijon (che fa il possibile per reggere la baracca) se la cavano, ma non i giovincelli, compreso Muccino stesso (che ogni tanto dovrebbe ricordarsi che è un film, non un monologo) e soprattutto Carolina Crescentini. Bisogna dire che, se già la sua prova è mediocre, il personaggio è scritto malissimo. E' infatti impossibile volerle bene e non dà certo l'impressione di una ragazza innocente e maledetta, ma semplicemente di una gran str.... Poi, per rimpolpare e dare un po' di profondità, si utilizza lo stereotipo più bieco e abusato per spiegare come è arrivata a quel punto.
Stonano anche la presenza di Geraldine Chaplin (assolutamente sprecata e che dovrebbe fornire un tocco di classe alla vicenda) e della musica, che vorrebbe suscitare i sentimenti che la storia non è in grado di fare, anche a costo di arrivare a volumi spaccaorecchie.

Silvio Muccino ringrazi il cielo di essere nato in Italia. Non soltanto per il pubblico decisamente di bocca buona, ormai troppo distrutto dal piccolo schermo per capire cosa è cinema e cosa è kitsch, e per uno Stato che giudica "pellicola di interesse culturale" il suo film (no, non è uno scherzo). Ma anche perché, dopo una proiezione stampa in cui tutta la platea sghignazzava (giustamente) senza ritegno, i giornalisti si ricorderanno che bisogna pur campare e non lo massacreranno. Come invece meriterebbe...


Le frasi più 'belle'

  • "Belle scarpe"

  • "Tu non sei con me nella stanza, sei rimasta sulla porta"

  • "Se non me ne vado, che mi fai con quel martello? Spero qualcosa di sessualmente degradante..."

  • "La vita è prepotente"

  • "Usalo quando hai freddo. Usa il mio numero. Usa me..."

  • "Che c'è scritto sulla porta?". "C'è scritto 'ho il cazzo che mi fuma, chiamami". "Segnati il numero, magari una sera lo chiamo".

  • "Tu volevi infilarmi le dita nelle mutandine, vero? E io te lo avrei lasciato fare, perché ero una bambina molto cattiva..."

  • "Toccavi le carte in un modo, Benedetta era tutta bagnata..."

  • "E' difficile?". "Solo la prima volta". "Come l'amore, allora". "Come il non amore, poi ci si abitua".

  • "Io non ti amo". "Che c'entra?"

  • "Chi lo dice?". "La mia voce interna". "Mandala affanculo".

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