PaRappa The Rapper Remastered, la vecchia scuola risale in cattedra - Recensione

L’effetto nostalgia sarà sufficiente? La recensione di PaRappa The Rapper Remastered

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Qual è il reale valore della nostalgia? Quanto è capace di influenzare il proprio giudizio, la percezione dell’opera che si ha di fronte? Quanto è rilevante l’esperienza personale ai fini del riconoscimento dei punti di forza e dei difetti di un videogioco che, in un modo o nell’altro, ha segnato la propria adolescenza?

Per alcuni, PaRappa The Rapper ha avuto lo stesso impatto che ebbe, a suo tempo, Dawson’s Creek. Senza nulla togliere alle innegabili innovazioni introdotte, nel genere e non solo, da Masaya Matsuura, game designer del gioco, l’intrecciarsi dell’art design e della trama del rhythm gamecon le proprie fortune alterne in amore ne amplificò, all’epoca, il reale valore della produzione, un po’ come, per l’appunto, accadde con la serie tv appena citata.

Non che ne si voglia sminuire i meriti, né che si tenti di riscrivere la storia o di rivalutare, a posteriori, il giudizio unanime e positivo che gli riservò la critica. Semplicemente, come si dovrebbe fare con altri capolavori dal passato, come i vari Crash e Medievil, certi titoli andrebbero sempre ricondotti al proprio contesto, (re)inseriti nella specifica società che li partorì e di cui furono in tutto e per tutto figli legittimi.

[caption id="attachment_171062" align="aligncenter" width="600"]PaRappa The Rapper Remastered screenshot Ogni traccia incentiva l’improvvisazione, l’iniziativa personale. In corrispondenza delle stelle, lungo lo spartito musicale, potrete aggiungere delle “note” a vostro piacimento.[/caption]

Questa lunga premessa, solo per sostenere l’ovvio: PaRappa The Rapper, oggi come oggi, è un titolo irrimediabilmente vecchio, superato, persino patetico nella sua connaturata mancanza di contenuti, nei menù dalla complessa navigazione, nel suo stile oggi quasi sgradevole, anacronistico, irrimediabilmente trash.

Tutto il contrario di tutto, verrebbe da dire, perché gli stessi difetti, per chi quei tempi li ha visti e vissuti sulla propria pelle, sono proprio i pregi, i punti di forza di questo scanzonato rhythm gameche ha per protagonista un cane rapper, sfortunato, nella vita e nell’amore, esattamente come lo sarebbe stato un qualsiasi teenager degli Anni ’90.

Inutile girarci intorno: se siete affetti dalla stessa malattia che sta spingendo un’intera generazione a rimpiangere i favolosi Anni 80’, se cercate puntualmente di organizzare una cena con i vecchi compagni del liceo, se custodite ancora gelosamente console e videogiochi vecchi di decenni, cadrete irrimediabilmente nella trappola di quest’ennesima remastered per PlayStation 4.

Ci sta. Nonostante le sole sei tracce a comporre l’avventura principale; nonostante la mancata rimasterizzazione delle cut-scene, vero pugno nell’occhio soprattutto paragonando la risoluzione fino a 4K degli stage veri e propri; nonostante il suono delle parti cantate non sia propriamente cristallino, cadrete nel tranello, desiderosi di rivivere i bei tempi andati, in quella che, né più, né meno, è una chiara operazione di marketing utile, semmai, ad arricchire ulteriormente la softeca della console nipponica di un grande classico.

"Se custodite ancora gelosamente console e videogiochi vecchi di decenni, cadrete irrimediabilmente nella trappola di quest’ennesima remastered per PlayStation 4."

I neofiti, difatti, potrebbero non apprezzare immediatamente i colori acidi che caratterizzano l’art design, i rap, così old school, del protagonista, né la sua emozionante (e assurda) epopea. Innamorato perdutamente di Sunny Funny, per conquistarla il nostro dovrà vincere la concorrenza del ricco e logorroico Joe Chin, semplicemente credendo in sé stesso e superando piccole prove, come la preparazione di una torta o l’allenamento di kung fu, che rappresentano i livelli veri e propri.

Come in un qualsiasi rhythm gamemoderno, si tratta di premere con il giusto tempismo la combinazione di pulsanti che scorre ai bordi dello schermo. Non ci sono le chitarre di Guitar Hero, né il bongo di Donkey Konga. Seguendo pedissequamente il maestro di turno, ogni tasto serve per combinare tra loro le parole, affinché il flow si fonda alla perfezione con il beat della canzone di turno. Come provetti emuli di Tupac non bisogna andare fuori ritmo, pena il fallimento dello scenario di turno, reso evidente non solo dall’apposito indicatore posto sulla destra dello schermo, ma anche dall’andamento della scena che accompagna il brano.

Come in Elite Beat Agents, solo per citare un congenere più contemporaneo, le proprie prestazioni sono di fatto commentate dalle azioni dei personaggi tirati in ballo nello stage, elemento di gameplay che all’epoca costituì una delle tante innovazioni apportate da PaRappa The Rapper.

Eppure, dopo un primo impatto che può anche essere traumatico, ci si scopre catturati dallo stile particolarissimo, dalla soundtrack così pop e insieme strettamente hip hop, quasi coinvolti in prima persona nell’operazione di conquista della bella Sunny Funny.

[caption id="attachment_171063" align="aligncenter" width="600"]PaRappa The Rapper Remastered screenshot Per rendere l’offerta irrifiutabile, sarebbe bastato includere, nella stessa remastered, anche i sequel della saga.[/caption]

Tutta la ricchezza senza tempo di PaRappa The Rapper, insomma, ci mette poco a coinvolgere anche i neofiti. Peccato che la pochezza di contenuti, resti un ostacolo insormontabile, nonostante il prezzo vantaggioso (siamo sui 14 euro sul PSN) con cui acquistare il titolo.

Non fatevi confondere dal voto a fondo pagina, in un senso e nell’altro poco indicativo di ciò che il gioco rappresenti realmente. PaRappa The Rapper Remastered è un particolarissimo rhytm game, figlio del suo tempo, godibile anche oggi pur riconducendolo al preciso contesto sociale e culturale in cui è stato concepito.

Ricordatelo teneramente, riscopritelo con gioia o imparate ad amarlo per la prima volta a patto di essere consapevoli della pochezza di contenuti che offre. Sei tracce sono poche, ma, fidatevi, vi ritroverete a canticchiarle in qualsiasi momento senza nemmeno accorgervene.

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