Paranormal Activity 4, la recensione
Quello delle immagini di attività paranormali notturne riprese a infrarossi è un vero e proprio sottogenere e Paranormal Activity 4 non smette di allargarne i confini...
La serie Paranormal Activity avanza.
Se i giapponesi a inizio decennio hanno cominciato ad esplorare il terrore mediato dalle tecnologie, cioè un nuovo modo di mostrare e instillare paure appoggiandosi alle nuove abitudini di vita delle persone, con Paranormal Activity, dopo anni di remake di titoli orientali, l'America ha cominciato a riflettere in autonomia su limiti e angoli di terrore degli strumenti di tutti i giorni.
Perchè se rispetto all'inizio la serie è andata in crescendo con le banalità horror, cioè con più botti a sorpresa, lievitazioni e clichè, è anche vero che non ha perso lo spirito fondamentale, cioè la ricerca del paranormale attraverso l'indagine delle immagini digitali. Piccoli movimenti, lunghissime scene statiche su stanze buie in cui non accade nulla (ma potrebbe da un momento all'altro) e dubbie prove della presenza di attività paranormali sono lo scheletro di questa serie e portano oltre il normale la tendenza di indagine analitica delle immagini di questi anni (indagine contro i fake, indagine contro le bufale o per dimostrare tesi) creando, anche al quarto film, ancora un'atmosfera di vera paura.
Sempre meno tavolette ouija e sempre più raggi infrarossi per dimostrare la presenza dell'ultraterreno.