Paper Fantasy 19, la recensione

Purtroppo Paper Fantasy si conferma uno degli antologici da edicola meno ispirati dell'attuale ventaglio di proposte Panini.

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


Condividi

Wizards of Mickey - La palude dei dolmen

Dopo aver concluso la riproposta della saga fantascientifica di Q-Galaxy, il bimestrale Paper Fantasy si dedica a un'altra opera di Stefano Ambrosio, spostandosi però in un mondo di stregoni e incantesimi. Il diciannovesimo numero della testata contiene infatti i primi due capitoli di Wizards of Mickey, l'epopea iniziata ormai quindici anni fa sulle pagine di Topolino e sulla quale evidentemente la redazione Disney continua a credere molto; questa è la sesta volta che si ripresenta ai lettori il primo ciclo della saga fantasy, una sovraesposizione che ormai è evidentemente eccessiva anche per i più grandi fan di queste avventure.

Tra le tante pubblicazioni Panini in edicola ogni mese dedicate all'universo disneyano, Paper Fantasy è senza dubbio una di quelle che può rivolgersi maggiormente a un lettore casuale, quindi non è da escludere che per i più giovani questo possa essere il suo primo approccio con Wizards of Mickey. Il grande torneo e La palude dei dolmen (disegnati rispettivamente da Lorenzo Pastrovicchio e Marco Gervasio) pescano a piene mani dall'immaginario dei fantasy più conosciuti per gettare le fondamenta di un nuovo mondo. Anche se non si ha la sensazione di vedere molto di veramente originale, è piacevole vedere il trio di protagonisti Topolino-Paperino-Pippo immersi in questo scenario e si può percepire l'ampio respiro con cui è stata concepita questa ambiziosa avventura.

"Purtroppo Paper Fantasy si conferma uno degli antologici da edicola meno ispirati dell'attuale ventaglio di proposte Panini"Zio Paperone e il giornale di... domani (Rodolfo Cimino/Studio Recreo) e Zio Paperone e la fattoria orbitale (Giorgio Pezzin/Giovan Battista Carpi) sono due storie che hanno 25 e 40 anni sulle spalle; purtroppo questo tempo si sente tutto, a causa di un approccio al genere fantastico un po' troppo ingenuo che per gli standard attuali risulta invecchiato male. Nel primo fumetto il papero miliardario riesce a mettere le mani su un dispositivo in grado di stampare il quotidiano con le notizie del giorno dopo, informazioni preziose che gli consentirebbero di agire di conseguenza per il suo tornaconto; gli ostacoli e le scelte dei personaggi risultano però forzate, indebolendo qualsiasi potenziale narrativo. Lo stesso si può dire anche per la seconda avventura che parte da una premessa distopica intrigante: a causa di una crisi economica, la città di Paperopoli non può più consumare carne e viene imposta un'alimentazione vegetariana a tutti i cittadini. Questo scenario atipico si risolve però in una rapida carenza di coltivazioni e la ricerca da parte di Paperone di una soluzione, che troverà ideando un orto spaziale; pur non comprendendo come lo spazio possa essere una soluzione migliore al resto del pianeta (visto che la crisi riguardava solo Paperopoli), questo progetto non sarà nemmeno il fulcro della vicenda, ma solo un espediente per passare poi a raccontare una storia che coinvolge dei buffi extraterrestri.

Chiude il volume Zio Paperone e l'imprevista duplicazione di Maurizio Amendola, un breve fumetto di 16 tavole nel quale il ricco protagonista si sdoppia a causa di un'invenzione di Archimede; è un concetto a tratti disturbante, che però viene utilizzato solamente per inanellare una manciata di gag e senza neanche trovare un'effettiva risoluzione alla trama. Purtroppo Paper Fantasy si conferma uno degli antologici da edicola meno ispirati dell'attuale ventaglio di proposte Panini, con un rapporto prezzo/numero di tavole superiore a molte testate affini, a fronte di un sommario poco incisivo che propone storie ormai datate o con poco mordente.

Continua a leggere su BadTaste