Papà scatenato, la recensione
Non c'è nessuna voglia di fare un film originale in Papà scatenato ma l'imprevedibile desiderio di Robert De Niro di impegnarsi cambia tutto
La recensione di Papà scatenato, il film con Robert De Niro, disponibile su Sky dall'11 dicembre
Il carattere che De Niro crea per Papà scatenato, con un gran lavoro del reparto costumi e un impegno nella minuziosa formazione di un uomo pieno di contraddizioni e dettagli, vale il film. Questo padre burbero che fa l’hair stylist come fosse una professione artistica, amato e rispettato nel suo salone ma anche quintessenza dell’immigrato con il figlio, tutto lavoro, abnegazione e risparmio, è una maschera comica efficace e piena di nuances e espressioni ricercate. È la norma. O meglio dovrebbe essere la norma ma per De Niro che sulla ripetizione dei suoi luoghi comuni attoriali ha costruito una parte della sua carriera, specialmente in film marginali, è una sorpresa.
E per quanto faccia il padre di un figlio tra i 30 e i 40 esattamente come 20 anni fa in Ti presento i miei, per quanto il cast di supporto non lavori mai sulla commedia sopra un livello accettabile, per quanto quel che avviene è la consueta sequela di disastri preannunciati, per quanto la presa in giro sia a senso unico (sono i ricchi i ridicoli, come sempre) e per quanto alla fine, da Ti presento i miei venga ripresa anche l’alternanza di gag verbali e brutte figure scatologiche e slapstick, lo stesso la capacità di De Niro di animare ogni momento di Papà scatenato che lo coinvolge semplicemente centrando tutti i tempi ed escogitando espedienti attoriali per uscire da ogni scena con una piccola risata, è una masterclass in come un attore possa salvare un film. Per converso è anche la più flagrante dimostrazione di quanto invece non si impegni nella maggior parte degli altri film in cui recita.