Papà scatenato, la recensione

Non c'è nessuna voglia di fare un film originale in Papà scatenato ma l'imprevedibile desiderio di Robert De Niro di impegnarsi cambia tutto

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Papà scatenato, il film con Robert De Niro, disponibile su Sky dall'11 dicembre

Chi lo avrebbe mai detto che in un film piccolo e marginale, scritto con poca verve e diretto senza nessuna maestria, uno di quelli condannati a una produzione scialba e senza vita, Robert De Niro avrebbe deciso di fare la differenza. Il ruolo sembra quello di Ti presento i miei, solo spostato dalla parte del fidanzato: è un padre ingombrante, originale e di fatto una spalla comica, che deve incontrare i genitori della possibile fidanzata. È un italoamericano d’altri tempi e di estrazione popolare a confronto con una famiglia molto ricca e tradizionale americana, il contrasto comico è tutto qui, fomentato anche da un figlio, sempre più evidentemente lontano dal suo modello rigido e tradizionale e vicino a uno stile di vita moderno.

Il carattere che De Niro crea per Papà scatenato, con un gran lavoro del reparto costumi e un impegno nella minuziosa formazione di un uomo pieno di contraddizioni e dettagli, vale il film. Questo padre burbero che fa l’hair stylist come fosse una professione artistica, amato e rispettato nel suo salone ma anche quintessenza dell’immigrato con il figlio, tutto lavoro, abnegazione e risparmio, è una maschera comica efficace e piena di nuances e espressioni ricercate. È la norma. O meglio dovrebbe essere la norma ma per De Niro che sulla ripetizione dei suoi luoghi comuni attoriali ha costruito una parte della sua carriera, specialmente in film marginali, è una sorpresa.

Quella che si trova per le mani è la classica descrizione umoristica di un personaggio fatta da un stand up comedian. È Sebastian Maniscalco, protagonista del film e sceneggiatore, che mette in scena quella che sembra una parte di un suo spettacolo, una serie di racconti e caratterizzazioni, idiosincrasie e iperboli, agganciandole insieme con la scusa della permanenza di un duo povero in una casa ricca. Proprio Maniscalco è la delusione, mai efficace e mai davvero devastante come si poteva ipotizzare potesse fare uno stand up comedian, il suo sembra il ruolo della spalla che serve le battute e non quello del comico che subisce come Ben Stiller.

E per quanto faccia il padre di un figlio tra i 30 e i 40 esattamente come 20 anni fa in Ti presento i miei, per quanto il cast di supporto non lavori mai sulla commedia sopra un livello accettabile, per quanto quel che avviene è la consueta sequela di disastri preannunciati, per quanto la presa in giro sia a senso unico (sono i ricchi i ridicoli, come sempre) e per quanto alla fine, da Ti presento i miei venga ripresa anche l’alternanza di gag verbali e brutte figure scatologiche e slapstick, lo stesso la capacità di De Niro di animare ogni momento di Papà scatenato che lo coinvolge semplicemente centrando tutti i tempi ed escogitando espedienti attoriali per uscire da ogni scena con una piccola risata, è una masterclass in come un attore possa salvare un film. Per converso è anche la più flagrante dimostrazione di quanto invece non si impegni nella maggior parte degli altri film in cui recita.

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