Panic (prima stagione): la recensione
Panic si colloca a metà tra il teen drama e il distopico young adult, ma fatica a funzionare per entrambi
Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.
Panic si colloca esattamente a metà tra il teen drama, genere intramontabile, e il distopico young adult, genere che invece è tramontato da un po'. Nel rimanere in mezzo tra questi due approcci, non riesce a funzionare davvero rispetto a nessuno dei due. Troppo seriosa e poco convincente la parte romantica, mai creativa la parte con le sfide mortali, Panic trascina per dieci episodi un intreccio superficiale. Tantissimi sono i cliché che reggono i drammi personali di tutti questi neodiplomati che dimostrano parecchi più anni di quelli che avrebbero, e in generale la serie fatica anche come guilty pleasure.
GUARDA: Panic: i protagonisti affrontano le proprie paure nel trailer della nuova serie Amazon Prime Video
Sulla carta, l'idea di Panic non è sbagliata. Ogni young adult distopico che abbiamo visto negli ultimi anni, da Hunger Games a Divergent, porta con sé l'idea di un mondo nel quale i giovani sono schiacciati dagli adulti. Gli adulti mentono, gli adulti sono inaffidabili, i giovani sono manipolabili, ma sono anche la speranza di un cambiamento. Panic toglie tutta quell'idea di metafora e racconta letteralmente quella cosa lì. E lo fa appoggiandosi senza remore a una scrittura carica di cliché. Heather, aspirante scrittrice, si prende cura della sorellina piccola mentre soffre una madre che si droga, le ruba i soldi messi da parte e frequenta uomini terribili. Ray, il bullo sboccato ma dall'animo romantico. Dodge, il tenebroso molto serio. Bishop, il bravo ragazzo di cui Heather potrebbe essere innamorata.