Pan - Viaggio sull'Isola che non C'è, la recensione
Alla ricerca di una nuova versione di Peter Pan quello che Joe Wright ha trovato è solo un territorio che non gli è familiare e nel quale sembra a disagio
Dietro la storia dell’origine di Peter Pan, cioè di come un bambino sia diventato l’eroe della storia che conosciamo, c’è un doppio svelamento. Non solo la prima introduzione dell’Isola che non c’è e dei bimbi sperduti ma anche l’introduzione di Capitan Uncino, senza uncino, come personaggio positivo che intuiamo un giorno diventerà negativo. Come Maleficient infatti l’obiettivo pare essere la revisione delle parti in gioco, l’assoluzione del villain tramite un’origine gentile e in più la fondazione di un possibile franchise.
Purtroppo alla fine nulla gira per il verso giusto in questo pasticcio pieno d’azione ma che non intrattiene mai. Nonostante sulla carta abbia tutto quel che serve, dalla linea romantica, al cattivo con carisma di Hugh Jackman (talmente forzato da ottenere l'effetto contrario, ovvero la perdita di qualsiasi fascino), fino ai grandi voli e alla suggestione, in realtà la regia di Joe Wright è più inadeguata che mai. Nonostante un inizio che sembra ricordare i fasti dei suoi drammi dal montaggio originale (Espiazione, Anna Karenina), il resto del film si assesta con agio sul terreno della noia e anche le poche idee suonano stonate come l’uso di Smells like teen spirit come inno malefico.