Palmer, la recensione
Incapace di andare oltre la propria missione, dare un ruolo intenso a Justin Timberlake, a Palmer interessa più l'attore che il personaggio
GUARDA: 51° Super Bowl: l’esilarante spot con Justin Timberlake e Christopher Walker
GUARDA: Legendary in TV: Justin Timberlake e Jimmy Fallon tornano teenager in uno spassoso video
Dunque il problema di Palmer (non a caso il nome del personaggio di Timberlake, vero cuore del film e non del bambino) non è tanto che sappiamo bene dove sta andando la storia, né il fatto che sappiamo anche esattamente che strada prenderà per arrivarci (e il film non finge nemmeno di volerci smentire) ma il fatto che sappiamo troppo bene l’evoluzione sentimentale, personale e umana dei personaggi a cosa porterà e quali percorsi prenderà.
Fisher Stevens, una vita da attore e qui regista, sembra non voler davvero fare questo lavoro. L’indefessa determinazione con la quale Palmer non vuole distinguersi in nulla, la maniera scientifica con la quale ricalca il modello base delle storie di paternità scoperta, mette ogni spettatore nella condizione di attendere esattamente quello che arriverà e misurare quelle attese con il risultato che vedono. E non è un buon paragone.Soprattutto quando viene calcato così tanto lo scheletro di una struttura base, senza cercare di variare o di nascondere una scrittura così pedissequa è impossibile cedere alla credibilità della storia e rendergli il tributo di commozione che pretende alla fine, con la sua piccola svolta dal grande valore. Se tutti si comportano come si comportano sempre le persone in questi film, se le cose andranno come vanno sempre e se i personaggi cambieranno idea e matureranno un’altra consapevolezza esattamente negli stessi momenti e con le stesse ragioni viste altrove, beh allora sarà difficile proprio che appaiano reali e facile che suonino scritte ad arte.
Solo un attore potrebbe compiere il miracolo di rendere credibile ciò che ha così tanto il sapore di artefatto, ma non è il caso di Justin Timberlake, che il meglio lo dà quando gli viene chiesto di recitare con enfasi, non su questi toni contriti, tesi e trattenuti.