Pacific Rim - La Zona Oscura (seconda stagione): la recensione

La seconda stagione di Pacific Rim - La Zona Oscura è la diretta conseguenza degli avvenimenti visti meno di un anno fa su Netflix

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Quando uscì nel 2013, Pacific Rim venne accolto con immenso entusiasmo dagli spettatori di tutto il mondo. Il film diretto da Guillermo del Toro, nonostante alcune influenze più o meno esplicite, era di fatto una nuova IP, materiale sempre più raro nel mondo dei blockbuster americani. A partire dalla pellicola sono stati inoltre prodotti nuovi progetti, attraverso altri media, come Pacific Rim: Tales from Year Zero, fumetto prequel che vanta la copertina illustrata da Alex Ross, o un videogioco per PlayStation 3, Xbox 360 e PC.

Tra le opere più interessanti a essere nate dal film di Guillermo del Toro c’è però Pacific Rim - La Zona Oscura, serie anime uscita lo scorso anno su Netflix.

Lo show ha riscosso un discreto successo grazie a uno stile visivo accattivante e a una sceneggiatura che non si risparmia di colpire duro allo stomaco dello spettatore. A partire dal 19 aprile è disponibile la seconda stagione, dalla durata di sette episodi da circa venticinque minuti l’uno. Noi ovviamente non potevamo esimerci dal vederla, affascinati dal world building ideato nel 2013 dal regista messicano.

LA TRAMA DI PACIFIC RIM - LA ZONA OSCURA

La trama riprende esattamente da dove l’avevamo lasciata. Taylor, Hayley e Mei hanno appena scoperto che il giovane Boy è in realtà un esperimento che lo avvicina più a un Kaiju che a un essere umano. Una scoperta che sembra interessare anche la Sorellanza, un gruppo di donne mascherate che sembrano essere legate a un culto rivolto alle gigantesche creature che attanagliano il mondo. 

Pacific Rim - La Zona OscuraAnche questa seconda stagione riesce a mettere in piedi una trama matura, caratterizzata da diversi colpi di scena. Il principale errore che potreste compiere è quello di bollare la serie come “prodotto per bambini”. Pacific Rim - La Zona Oscura è violento, adulto e non si fa problemi a uccidere personaggi ai quali ci siamo affezionati nel corso delle due stagioni. Questo è senza dubbio il suo principale punto di forza, dato che riesce a mantenere salda la tensione dalla prima alla settima puntata dello show.

TANTE CERTEZZE E POCHE INSICUREZZE

Le uniche due critiche che ci sentiamo di muovere alla serie sono rivolte alla gestione un po’ troppo drammatica di alcuni sviluppi di trama e a un finale un po’ affrettato. Questo secondo punto, purtroppo, rende le ultime due puntate della seconda stagione una corsa contro il tempo, necessaria per chiudere le diverse storyline lasciate aperte. Nulla di drammatico, ma è evidente come alcuni momenti avrebbero necessitato di tempistiche differenti. Ad ogni modo, la sensazione è quella di una storia che si chiude, lasciando poco spazio a un eventuale terza stagione. E, in un mondo di cliffhanger lasciati in sospeso a causa della cancellazione delle varie serie, non possiamo che esserne felici.

Da un punto di vista estetico, ci sentiamo di premiare ancora una volta il lavoro svolto da Legendary Television e da Polygon Pictures, che hanno saputo mettere in scena creature e mecha in modo più che convincente. Certo, l’utilizzo della CGI è talvolta un po’ troppo evidente, ma comunque molto meno di tante altre serie che troviamo su Netflix.

UNA SERIE DA RECUPERARE

Pacific Rim - La Zona Oscura è uno show più che valido per coloro che vogliono ancora esplorare il setting ideato dal regista di Hellboy. Il tutto senza rinunciare alla violenza e alla sofferenza che si poteva respirare nell’opera originale. In fin dei conti, il mondo di Pacific Rim è un mondo allo sbando, dove l’essere umano fa più paura delle creature alte quanto un grattacielo. Questo mood è perfettamente portato in scena dalla serie animata, divenendo sin da subito il motivo principale per il quale ci sentiamo di consigliarvene la visione.

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