Ozark (seconda stagione): la recensione

Le nostre impressioni in anteprima, e senza spoiler, sulla seconda stagione di Ozark

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
Sempre meno Breaking Bad, sempre più una versione incupita e spenta di Justified, alla sua seconda stagione Ozark smarrisce quell'identità che a tratti era emersa lo scorso anno. Risultato è un lungo intermezzo privo di mordente, che non riesce a conciliare una drammaticità ricercata con un intreccio stimolante. La serie con Jason Bateman e Laura Linney, aggrappata ad un'oscurità di fondo talmente caricata da risultare grottesca e forse non voluta, non riesce mai a trascinarci nel turbine di eventi che sembrano accarezzare per primi gli stessi protagonisti, anche quando li spingono a compiere gesti terribili. C'è forse un fraintendimento della figura del villain per il quale dovremmo fare il tifo, ma non è l'unico problema.

La stagione si appoggia solo marginalmente ai cliffhanger dello scorso anno. In realtà qui l'idea è quella di riportare nel più breve tempo possibile ogni cosa ad un equilibrio stabile, e proiettare tutti i personaggi verso nuovi obiettivi. Non facciamo spoiler. Ricordiamo solo che al centro della storia di Ozark c'è la famiglia Byrde, che si trasferisce in un luogo dove dovrebbe mettere su un'attività per riciclare denaro sporco. A rendere difficile l'operazione, che collega criminalità, politica e tessuto sociale, ci si mettono anche i delinquenti locali, che non ci stanno ad assistere in silenzio. Su questo spunto, interessante, la prima stagione aveva avuto il merito di costruire una storia che non stava ferma al palo, ma accumulava una serie di rivelazioni e svolte. Su tutte, la scoperta da parte dei due figli della coppia del vero motivo del trasferimento.

La stagione prosegue su questa linea generale, ma fin da subito emerge una profonda stanchezza di fondo, un mood pesante – nel senso di goffo e poco godibile – che accompagna lo svolgersi dei fatti. L'oscurità può essere una dichiarazione d'intenti, e può ricoprire un'intera serie, ma l'elemento di fascino risiederà sempre nelle sfumature di luce che emergeranno in quel buio. Ozark non ha nessun moto di interesse nel raccontarci quelle sfumature. Non c'è luce, non c'è godibilità, non c'è ritmo a sostenere questa pesantezza di fondo sulla quale, a ben vedere, ci sarebbe molto su cui giocare e che anzi dovrebbe essere ribaltata quando possibile.

Perché, tra le altre cose, Ozark è difficile da prendere sul serio. Premessa a parte, sono eventi incastrati in un intreccio di grana grossa quelli a cui assistiamo. I protagonisti sono estremamente caricati, i dialoghi – ridondanti e faticosi – gravitano intorno a considerazioni molto astratte, villain come i redneck Snell sono delle caricature senza appello. Charlotte e Jonah, i due figli di Marty e Wendy, compiono azioni e pronunciano parole disumanizzanti. Non perché terribili, ma perché non esiste realismo o fondatezza a muovere simili personaggi. Reazione inevitabile: provare empatia per qualcuno di essi o interesse per le vicende narrate diventa molto difficile.

A fronte della decisione incomprensibile di allungare a dismisura la durata degli episodi, fino a raggiungere con alcune puntate centrali un'ora e cinque minuti di minutaggio (ma come siamo arrivati a questo punto?), Ozark spegne il ritmo della storia. E con esso si avvinghia sui propri personaggi, facendone maschere di qualcosa che non riusciamo mai veramente ad afferrare. L'elemento vincente della diffusa narrazione sui "protagonisti cattivi" è la trasfigurazione di un dolore interiore in gesti e parole violenti. Ma quel dolore interiore deve emergere in qualche modo. Qui, non solo non capiamo mai del tutto cosa passi per la testa di Marty e Wendy, ma essi, come il resto dei personaggi, non affrontano alcun cambiamento tangibile.

Gli eventi, tragici o normali, non offuscano mai il loro agire. Non un'incertezza, non un dubbio, non una sincera passione a muovere quel che fanno. Nelle circa dieci ore di cui si compone la stagione qualche frase – dovuta e poco credibile – inevitabilmente arriverà, ma in generale Ozark è una serie che sopravvaluta la buona volontà dello spettatore.

La seconda stagione di Ozark arriverà il 31 agosto 2018.

Continua a leggere su BadTaste