Oxygène, la recensione

Oxygène di Alexandre Aja è un film in cui il dispositivo tecnologico è il vero protagonista, esplorato nelle sue contraddizioni con un senso della scena sempre fortissimo

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Oxygène, la recensione

È veramente difficile saper gestire un film di quasi due ore ambientato tutto in una cella criogenica e con un solo personaggio, Elizabeth (Mélanie Laurent), una donna che si risveglia dall’ipersonno senza memoria e che fa di tutto per sopravvivere all’imminente esaurimento di ossigeno nella capsula. Ma quanto lo sa fare bene con Oxygène Alexandre Aja, regista francese con la vocazione per il cinema di genere più viscerale (il remake di Le colline hanno gli occhi, Riflessi di paura, Piranha 3D…), che con una trama semplicissima giocata tutta sui colpi di scena (e quindi sullo scegliere quando dire le cose e in che modo) sa creare un ritmo crescente e, cosa più importante, mantenere sempre viva l’attenzione.

La sceneggiatura di Christine LeBlanc, nonostante a volte debba venire a patti con qualche forzatura e incongruenza, serve ad Aja per innestare soprattutto il suo calibratissimo gioco di saperi e rivelazioni, che non hanno mai il sapore della gratuità ma della costante credibilità. Un po’ ci prova, Oxygène, a fare quello che ha fatto Arrival di Denis Villeneuve quando ha usato la fantascienza per esplorare i limiti della percezione; anche qui, infatti, lo spettatore è parte attiva di un inganno la cui rivelazione ha conseguenze concrete nel modo in cui percepiamo noi stessi e la nostra vita, dove la dimensione del ricordo è fondamentale nella costruzione di un’identità. Se questo gioco ad Arrival riusciva in modo molto più raffinato, filosofico e cerebrale, Oxygène lo fa comunque proprio, relegando all’apparato tecnologico il compito di tenere in mano non solo la sopravvivenza ma proprio la consapevolezza di Elizabeth.

È infatti comunicando con un’interfaccia dotata di voce umana (un Siri del futuro) che Elizabeth, attraverso domande fatte ad alta voce, deve ricavare le informazioni che le servono per capire chi sia e quindi come possa salvarsi (le due cose vanno di pari passo e questo aspetto è fondamentale). In questo senso la tecnologia è la vera protagonista del film e Alexandre Aja, che è devoto all’horror e alla sua capacità di affidare il significato a ciò che è in scena, la pone scenicamente come preponderante. La cosa più furba di Oxygène è proprio il fatto che, nonostante la situazione sia oggettivamente asfissiante, Aja rende paradossalmente affidabile e quasi confortevole quella stessa tecnologia che minaccia il personaggio, che a quella voce così umana ed estremamente accomodante (non si tratta di una voce metallica o robotica che rimanda a una meccanizzazione, ma di un’intelligenza artificiale con un suo nome altrettanto umanizzato, MILO) regala ogni sua speranza e aspettativa.

Il bozzolo in cui è rinchiusa Elizabeth, grazie al senso dello spazio di Aja, non è tanto una bara quanto una culla orrorifica, uno spazio in cui l’unica intelligenza vincente è quella più adattiva, di qualsiasi tipo sia. In questo senso la tecnologia è sia la trappola che la salvezza: niente di più attuale. E se forse il ricorso di Elizabeth a internet è la cosa che effettivamente funziona meno (trova subito le risposte  in modo poco credibile), Oxygène ha comunque la forza scenica per superare i suoi stessi limiti, alternando primissimi piani, dettagli e particolari a visioni d’insieme, momenti di rilassamento ed elucubrazioni a contrazioni muscolari, spasmi. Il flashback, anch’esso fondamentale, non è ridondante ma necessario, e Aja sa sempre dove metterlo senza farlo sembrare esagerato o stucchevole.

Per quanto preponderante, paradossale e critico, lo spazio tecnologico può quindi essere dominato: e il corpo di Mélanie Laurent, esplorato soprattutto da Aja nella sua espressività facciale e nella sua formulazione vocale, è ciò che compie con successo questo ribaltamento.

Nonostante quindi alcune ingenuità, Oxygène è un film che merita di essere visto, e la cui forza prettamente cinematografica è la vera chiave di volta. Oltre alle spiegazioni logiche del caso.

Cosa ne dite della nostra recensione di Oxygène? Scrivetelo nei commenti dopo aver visto il film!

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