Overwatch su Nintendo Switch è una questione di scelte e compromessi | Recensione
Overwatch su Nintendo Switch è un ibrido fatto di compromessi, tanto piacevole nella sua versione tascabile quanto disastroso proiettato sulla TV di casa
Overwatch su Nintendo Switch è una questione di scelte e compromessi | Recensione
C’è qualcosa di magico in Nintendo Switch, lo sappiamo bene, tanto da riuscire a rendere più gradevole e affascinante qualsiasi gioco giri sul timido schermo dell’ibrida della Grande N. Cosa che, ve lo diciamo subito e a malincuore, non è accaduta con Overwatch. O almeno non del tutto.
Chi vi scrive ha collezionato oltre duemila ore di gioco sull’hero shooter di Blizzard, suddivise tra PC prima e PlayStation 4 poi, giocando da solo e in gruppo, un requisito fondamentale per poter capire bene come poter discutere in maniera convincente di questo porting. Uscito ormai tre anni e mezzo fa, Overwatch è ben presto diventato un titolo molto popolare che fonda una generosa percentuale del suo fascino su personaggi ottimamente caratterizzati e location variegate e interconnesse da una lore spesso impalpabile. Le ragioni dietro all’attaccamento dei fan al titolo, però, i chiodi che hanno fissato il fondoschiena di milioni di giocatori sulla sedia o sul divano, vanno ricercate nel reparto competitivo di Overwatch.
Posta questa premessa, e posto che non torneremo a parlare delle meccaniche di gameplay in questa sede, avendole già discusse a suo tempo, è proprio con il competitivo che incappiamo nel primo problema di questa conversione per Nintendo Switch. E no, non stiamo parlando di lungaggini legate al matchmaking o all’affluenza ai server di Nintendo (che, peraltro, in questi primi giorni si sono rivelati piuttosto popolati), quanto a un limite tecnico e meccanico: l’hardware, ovvero, la stessa Nintendo Switch.
Overwatch è un gioco che necessita di una precisione e rapidità d’azione assoluti, tanto nel mettere a segno i colpi quanto nel cercare di evitarli, ma complice un frame rate che non sempre raggiunge i 30 fotogrammi al secondo come promesso (al contrario dei 60 su PS4 sia Standard che Pro, per fare un esempio) diventa davvero complesso ridurre al minimo la percentuale di errore e gestire la situazione al massimo delle proprie capacità. Sensazione che viene levigata leggermente dal gioco in modalità portatile, così come vengono attutiti a loro volta tutti i maggiori punti deboli della conversione: ecco perché tratteremo diversamente la versione portatile da quella docked, separandole nettamente.
In modalità portatile, Overwatch si presenta decisamente meglio, nell’equivalente di un ragazzotto un po’ in carne con indosso una maglietta nera che sfina: l’occhio ha una superficie ristretta sulla quale muoversi e il sacrificio compiuto in sfavore di dettagli meno incisivi e di texture a bassa risoluzione passa quasi inosservato. Con Overwatch nel palmo delle vostre mani la sensazione di trascorrere delle mezzore divertenti in compagnia di Tracer, Reinhart e tutti gli altri non sembra poi così male, tenendovi compagnia nei momenti di attesa dentro e fuori casa (Wi-Fi permettendo) a patto di accettare compromessi come l’impossibilità di mettere a segno colpi mirati dalla medio-lunga distanza, con avversari e relative hitbox piccole quanto mezza formica, o come la plasticosità dei Joy-Con, forse il vostro peggior nemico nell’esperienza portatile.
Raggiungere i comandi sui Joy-Con, infatti, risulta spesso scomodo e macchinoso, per nulla immediato, difficoltà a cui va ad aggiungersi l’eccessiva resistenza delle levette e il paziente lavoro chirurgico che ci vuole per muovere il mirino di soli pochi milllimetri. Tuttavia, nella versione portatile viene in vostro soccorso il giroscopio, rigorosamente in accoppiata con l’analogico destro, non tanto - quindi - da utilizzare come sistema di movimento primario, quanto come ausilio per aiutare a direzionare meglio il reticolo di mira.
Tirando le somme dell’esperienza in portabilità, insomma, Overwatch si presenta come un simpatico modo per intrattenervi senza troppe pretese, con un colpo d’occhio che - osiamo dire - rispetta la presenza scenica voluta da Blizzard senza però permettervi di accedere al pieno potenziale del titolo. E, inutile nasconderlo, nel caso siate già a vostro agio con il gioco, ritrovarvi a poterlo sfruttare sdraiati nel letto o in coda dal dentista è un valore aggiunto non da poco, che sulle prime ci ha anche emozionati un po’.
La modalità docked, invece, senza mezzi termini, è una vera tragedia.
Sulla TV di casa Overwatch appare sciatto, sbiadito, spento, una versione discount del gioco che tutti conosciamo. Le texture e i dettagli a bassa risoluzione che avevate imparato a ignorare in modalità portatile qui vi chiamano a gran voce sbracciandosi come un alunno che dal banco in fondo alla classe si sbraccia per farsi notare dalla maestra e chiederle di andare in bagno. I 30 FPS spesso e volentieri sono un miraggio, con i fotogrammi che calano vertiginosamente nei momenti più concitati e decisivi di ogni partita (e più il vostro schermo è grande, più la cosa si nota).
L’unico aspetto positivo della versione docked è quello di poter controllare i vostri eroi con il Pro Controller (se ce l’avete), anche se l’esperienza rimane pesante e asfissiante e, senza girarci intorno, ingiocabile. Sì, ci rendiamo conto che “ingiocabile” è un termine crudo e definitivo, ma è anche vero che l’esperienza su TV tradisce sotto ogni aspetto le ragioni per le quali qualcuno dovrebbe decidere di avvicinarsi a Overwatch.
Proprio per questo motivo, anche se non possiamo non tener conto del dolore provato dal vostro fidato televisore, è pur vero che considerando solamente la versione tascabile del gioco non ci sentiamo di bocciare del tutto l’esperimento di Blizzard. Per prima cosa perché permette a chi non ha un PC o un’altra console di avvicinarsi all’affascinante mondo di Overwatch, e magari - non avendolo mai giocato prima e, ripetiamo, non vantando alcuna mira competitiva nel senso più ampio del termine - di divertirsi in allegria facendo detonare qualche mecha e triturando gli avversari con la Spada del Drago.
In seconda battuta, perché ci rendiamo conto di come - probabilmente - questa è la trasposizione migliore possibile che Blizzard avrebbe mai potuto realizzare per Nintendo Switch, consapevole di tutti i limiti del caso. Gli stessi limiti che compromettono la vera anima del gioco consegnando nelle vostre mani un’edizione castrata e irrequieta, qualcosa che poteva essere ma non è, una versione che può starvi stretta se avete già familiarità con Overwatch ma che può rivelarsi una piacevole scoperta nel caso non ci abbiate mai giocato, ma anche una soluzione senza pretese per impegnare qualche sessione di gioco con i vostri eroi preferiti. Un ibrido fatto di compromessi, insomma, nel pieno rispetto delle caratteristiche di Nintendo Switch.