Overwatch, la recensione

Blizzard Entertainment lancia la sua bomba sul genere degli FPS multiplayer: la recensione di Overwatch

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È sempre molto difficile introdurre un gioco sulla bocca di tutti e cosi lungamente atteso, specialmente se si tratta di un titolo come Overwatch. È un titolo che ha il sapore di evento per vari motivi; perché è la prima vera IP che Blizzard lancia sul mercato da quasi 20 anni, se non si considerano quelle fortemente incentrate sul lore delle vecchie glorie, come Hearthstone e Heroes of the Storm, perché è il primo tentativo della colosso di Irvine nell’iperaffollato campo degli shooter, perché la lunga marcia di avvicinamento al lancio è stata accompagnata da una martellante campagna promozionale fatta anche di contenuti cross-mediali come fumetti e corti animati che dal mese di marzo stanno arricchendo l’universo narrativo del titolo, e perché in definitiva di Overwatch si parla (e si gioca, considerando la lunga closed beta) da anni. Ma con Blizzard al timone non si deve mai dare nulla per scontato, e poche ore con l’hero shooter e con i suoi eroi bastano a sorprendere, a rimescolare le carte e ad entusiasmare per motivi in buona parte per niente scontati. Ma andiamo con ordine.

Che cos’è Overwatch? Se per un motivo o per l’altro siete riusciti nell’impresa di non averne mai sentito parlare, si tratta di un FPS online only incentrato sul gioco di squadra. Due squadre da sei giocatori ciascuna si sfidano in una delle 12 arene a disposizione in una delle quattro modalità a disposizione; Conquista prevede la difesa di due avamposti da parte di un team, con l’altro impegnato a conquistarli entro un certo limite di tempo. Trasporto mette uno dei due team a presidiare un convoglio che si muove solo quando tutta la squadra gli gravità intorno, con il team avversario chiamato a disturbare l’azione. Controllo è una battaglia al meglio dei tre round in cui una zona comune è contesa tra i due team, che devono presidiarla per un certo periodo di tempo per farla loro e vincere il round, e infine Controllo/Conquista è un riuscito ibrido delle prime due, in cui il lavoro di trasporto del convoglio è accompagnato dalla conquista di alcune tappe intermedie lungo il percorso. Ogni modalità è ben congegnata, sia per il bilanciamento della sfida sia perché ciascuna ha tre mappe dedicate e ben pensate.

[caption id="attachment_156639" align="aligncenter" width="600"]Overwatch screenshot Overwatch - screenshot[/caption]

Il lavoro di design attorno alle arene è infatti una delle prime cose a colpire in Overwatch. Quale che sia il personaggio scelto per la modalità nella quale vi cimenterete, può interagire in modo divertente e attivo nell’arena scelta, piene come sono di avamposti difensivi e di controllo destinati agli eroi di supporto, di spot adatti ai cecchini o di spazi aperti in cui i tank e gli attaccanti possono spadroneggiare. È davvero difficile trovare debolezze in questo aspetto della produzione, un traguardo non da poco data la tipologia di gioco, inevitabilmente destinata ad aggiornare la sua formula costantemente, incappando magari in errori di questo tipo. Ma ancora più rimarchevole ed entusiasmante è il lavoro fatto sugli eroi selezionabili; sono 21, divisi in quattro categorie di riferimento ossia attacco, difesa, supporto e tank, ma mai come in questo caso si tratta come vedremo di una ripartizione davvero relativa che cela una ben diversa profondità. Gli eroi sono tutti caratterizzati in modo sublime, carismatici e d’impatto, destinati tutti e in modo più o meno indistinto ad essere ricordati per molto tempo come magistrale esempio di design. Il lavoro fatto sul look dei personaggi e come detto sulle arene è monumentale, e mouse e tastiera alla mano non siamo da meno.

Ciascuno degli eroi di Overwatch vanta tra le 4 e le 5 abilità, che vanno dal classico fuoco primario alle capacità più bizzarre e fantasiose, utilizzabili a intervalli di tempo di qualche secondo o dopo aver caricato al 100% una barra di energia mediante lo scorrere del tempo o con le nostre azioni in battaglia. Sarebbe delittuoso anticiparvi qualcosa in proposito privandovi del piacere di scoprirle tutte da voi, ma possiamo anticipare che ogni singola abilità è di grande impatto visivo e di gameplay. Le quattro categorie di riferimento sono come detto puramente indicative, atte ad indicare genericamente uno stile di gioco come fare tanti danni rapidamente, un elevata capacità difensiva, il supporto ad altri personaggi in termini di cura o controllo di una particolare area di gioco. Il moveset di ciascun eroe è infatti assolutamente unico, e anche all’interno della stessa categoria di appartenenza si possono trovare personaggi totalmente diversi, che vanno interpretati in modo del tutto personale anche a seconda del tipo di partita che si sta giocando. Usare ad esempio Genji o Tracer tra gli attaccanti, Reinhardt o Winston tra i tank o ancora Bastion o Widowmaker tra i difensori garantisce un’esperienza unica, un diverso modo di giocare personaggi diversi anche se idealmente pensati come membri della stessa categoria. In parole povere, più che 4 classi di riferimento è corretto parlare di 21 eroi assolutamente unici e inconfondibili, ciascuno giocabile in modo diverso anche in relazione alla modalità e all’arena.

[caption id="attachment_156641" align="aligncenter" width="600"]Overwatch screenshot Overwatch - screenshot[/caption]

Si può dunque facilmente intuire come l’alchimia all’interno della squadra sia elemento discriminante tra la vittoria e la sconfitta; più che premiare come in altri shooter i riflessi affinati o una mira sopraffina (che pure aiutano, intendiamoci), Overwatch stimola il giocatore a giocare e conoscere in profondità ogni singolo eroe in campo, assemblando col resto del team la migliore squadra possibile in relazione non solo agli altri ma anche all’arena e all’obiettivo. Questo impianto di gioco è esaltato e confermato dalle statistiche di fine partita, che premiano in punti esperienza e gold utili a far crescere il livello del giocatore (sbloccando per ora skins e altre feature ornamentali e si spera in futuro add on più sostanziosi) non solo chi realizza il maggior numero di kills e infligge il maggior numero di danni, ma anche chi difende gli alleati dai colpi nemici, le cure, il supporto offerto, la precisione al tiro e, in sintesi, chi meglio interpreta il proprio personaggio. Quello di Overwatch è in definitiva un impianto di gioco che potrebbe far storcere la bocca ai puristi, che del resto non sono il target della produzione del team californiano, ma che si dimostra davvero capace di conciliare in un unicum la filosofia esports e quella del gioco per appassionati. Ogni partita ad Overwatch è una sorpresa continua, un modo inedito di interpretare gli eroi che ne sono il cuore pulsante, un’esperienza capace di avvincere sia i giocatori più incalliti e desiderosi di conoscere alla perfezione tutte le alchimie e i meccanismi di gioco sia i giocatori occasionali desiderosi di connettersi ogni tanto e farsi qualche partita in spensieratezza.

"Overwatch stimola il giocatore a giocare e conoscere in profondità ogni singolo eroe in campo, assemblando col resto del team la migliore squadra possibile in relazione non solo agli altri ma anche all’arena e all’obiettivo"

A suggellare tanta bellezza, non poteva mancare un impianto audiovisivo d’eccezione. Da un punto di vista “muscolare” Overwatch non rappresenta forse lo stato dell’arte, ma vanta una fluidità invidiabile, con 60 fps anche nelle situazioni più caotiche. Lo stile a metà tra il cartoon e il realismo che da subito ha attirato l’attenzione dei videogiocatori si rivela vincente, e ogni momento è una gioia per gli occhi anche grazie alle meravigliose animazioni e più in generale in virtù di una direzione artistica da Oscar. Volendo proprio trovare un difetto alla produzione Blizzard, possiamo dire che forse l’offerta iniziale è un po troppo povera visto il costo non indifferente d’acquisto. Manca ancora la possibilità di giocare a partite classificate, possibilità che dovrebbe essere sbloccata a giugno, il sistema di organizzazione delle partite personalizzate è forse ancora troppo macchinoso e la modalità Rissa, che prevede sessioni settimanali secondo regole sempre diverse e bizzarre, manca per ora di mordente e di motivi di reale interesse. Siamo però certi che dato l’enorme seguito del titolo non mancheranno modifiche e migliorie, e si può anzi dire che l’equilibrio di ciò che Overwatch offre è comunque ammirevole; scordatevi insomma personaggi mal implementati o troppo potenti o cose simili, ogni pixel del gioco trasuda cura e classe, ogni minuto speso sui serve di Battle.net regala un divertimento impareggiabile.

[caption id="attachment_156640" align="aligncenter" width="600"]Overwatch screenshot Overwatch - screenshot[/caption]

Overwatch è certamente un titolo destinato a far parlare di sé per molti, molti anni. È un universo con sue specifiche regole, che impone di dimenticare le pregresse esperienze in tema di FPS et similia per abbracciarne la filosofia competitiva/cooperativa di fondo, il suo gameplay tanto immediato e accessibile al più imberbe dei noob quanto capace di coinvolgere il giocatore più smaliziato. Un’esperienza cosi spuria potrebbe forse non piacere a tutti, ma per quel che ci riguarda vi consigliamo di non perderlo.

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