Outcast 2x09, "L'oscurità si avvicina": la recensione

Ecco la nostra recensione del nono episodio di Outcast, intitolato "L'oscurità si avvicina", in lingua originale, "This Is How It Starts"

Condividi
"L'oscurità si avvicina", questo il titolo italiano del penultimo episodio della seconda stagione di Outcast, un capitolo colmo di colpi di scena e di rivelazioni che ovviamente preparano il pubblico verso il finale della prossima settimana. Ritorna però, ancora una volta, il grande difetto di questa serie: succedono tante cose, anche piuttosto drammatiche, ma ogni cosa scorre impassibile e non si percepisce affatto uno stato di tensione. Il brivido si cela dietro momenti prevedibili e dietro azioni prive di originalità. Quasi impercettibile il pathos provato di fronte alla morte di Rose, una figura essenziale e che rappresentava molto. Specialmente nelle scene che hanno coinvolto lei e lo sceriffo Giles non siamo riusciti a distinguere una scena di transito da quella che considereremmo una scena madre. Non c'è mai un'accelerazione, a partire dal montaggio stesso che a volte rivela fin troppo. In questo episodio molte delle scene chiave hanno sofferto di questo, e il modus operandi con cui si scoprono determinate cose è ormai familiare al pubblico, che senza nessuna sorpresa arriva in anticipo al colpo di scena. Gli autori sono riusciti a costruire bene alcune cose attraverso una sceneggiatura interessante ma ciò che manca ancora una volta in Outcast è il brivido della scoperta, l'ansia per quello che può accadere. La seconda stagione ha avuto degli episodi davvero buoni, più che altro speranzosi. Proprio per questo motivo gli ultimi due episodi (incluso questo) sono stati piuttosto deludenti: è assurdo che nel momento in cui la serie poteva sorprendere di più ha fatto di tutto pur di non riuscire nell'impresa. In sua difesa c'è da dire che manca ancora il finale di stagione e la speranza che con l'arrivo di Simon qualcosa di interessante possa venire a galla c'è ancora.

L'oscurità si avvicina, ormai è chiaro a tutti, e il finale con il Reverendo è forse uno dei momenti più alti che rappresenta l'effettivo ritorno alle origini. L'accettazione da parte dei fedeli che qualcosa di oscuro ha invaso Rome è il momento di rinascita per il Reverendo, quel momento utile che lo risolleva dalla disperazione, dall'isolamento, visto che ancora una volta viene allontanato e perché no, anche deriso. Nel frattempo i fari si spengono e perdono il loro lustro, ciò che rimane è solo una setta in attesa dell'apocalisse formata da immacolati, ossia quelle persone che sopravviverebbero alla fusione. Kyle, dopo uno scontro con Blake, comprende l'importanza di sua figlia nel grande piano, e in preda al panico tenta di estrapolare qualcosa di più da Sidney, il quale, ormai arrivato allo stremo, morirà di fronte ai suoi occhi. Quest'ultimo è stato un personaggio interessante, che è stato costruito con una certa intelligenza sin dall'inizio. Nonostante si capisse il fatto che fosse solo un tramite, il suo destino è quanto di più inatteso potessimo aspettarci, e di certo non in senso positivo. Oltre ad essere stato un personaggio ambiguo, Sidney ha rispettato tutti i punti necessari del buon villain contorto e inquietante, credenziali che mancano al banale Blake e al poco spaventoso Dott. Park, e proprio per questo ci aspettavamo qualcosa di più.

Si muovono sulla stessa linea le storyline che riguardano Megan e Holly e Alison e Amber. Due madri e due figlie che in preda alla confusione continuano a tornare sempre al punto di partenza, o meglio, gli autori continuano a manovrarle in maniera superficiale. Blake fa presente al Dr. Park che potrebbe esistere qualcuno con una purezza primordiale, qualcuno che non ha ancora viaggiato fino a questo mondo come tutti gli altri. Il riferimento al bambino di Megan è immediato, ma ciò che non convince è la rapidità con la quale arrivano a incastrare Megan e sua figlia Holly, prevedendo i loro spostamenti ma senza far capire al pubblico come. Ecco questa è la chiara dimostrazione di come si muove Outcast, da un punto ad un altro senza alcun tipo di preparazione. Alison e Amber invece sembrano essersi completamente volatilizzate e forse questa potrebbe apparire come una buona scelta, anche se è ormai usuale aspettarsi un risvolto poco soddisfacente. Il nostro augurio è che il finale di stagione possa in qualche modo approfittare di tutti i pregi della serie e di tutte le cose buone che sono state seminate nel corso della stagione, che nonostante tutto non sono state poche. Ciò che manca è solo un pizzico in più d'anima. Sembra poco ma non è.

Per confrontarvi con altri appassionati della saga, vi segnaliamo la pagina Outcast – Italia.

Continua a leggere su BadTaste