Outcast 2x08, "Un Piccolo Segreto": la recensione

Ecco la nostra recensione dell'ottavo episodio della seconda stagione di Outcast, intitolato "Un Piccolo Segreto", in lingua originale "Mercy"

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Blake Morrow è stata una delle prime vittime di possessione che abbiamo conosciuto all'inizio di Outcast. È stato il primo a prendere in giro Kyle, a chiamarlo reietto e a fargli capire che la razionalità, nel mondo in cui si trova, è l'ultima cosa a cui deve dare credito. In questo ottavo episodio della seconda stagione, Blake ritorna quasi inspiegabilmente e mentre tutto scorre lentamente, questo ambiguo personaggio legato al Dott. Park è alla ricerca di Kyle e del Reverendo. L'inizio di "Un Piccolo Segreto" è straniante per quel gruppo di persone presente all'esecuzione di Blake, ma non è affatto un terreno sconosciuto per noi telespettatori e questo è decisamente elettrizzante, o almeno ha tutta l'aria di esserlo. Lo studio che viene fatto su Blake è importante perché si ricollega automaticamente allo stato attuale di Sidney, sempre più debole e solo. I corpi dei posseduti stanno cedendo ogni giorno di più e il Dott. Park non vuole faro altro che guadagnare tempo; il suo scopo è infatti quello di strisciare fuori dall'ombra, restare vivo e prendere il sopravvento sul mondo. È ormai chiaro il fatto che il Dott. Park sia a tutti gli effetti il villain principale di questa stagione, visto che Sidney dalla sua sta attraversando una fase diversa, di transizione. Questi attende con ansia il giorno della fusione, mentre il Dott. Park, a seguito dell'uccisione dei membri del Consiglio, contrari anch'essi alle sue ideologie, fa intendere più che mai la sua posizione ribelle. Purtroppo però l'episodio si è mosso in maniera piuttosto prevedibile su quasi tutti i fronti, ed è un peccato, soprattutto perché negli ultimi episodi Outcast aveva intrapreso una strada assai più coinvolgente rispetto a quella della prima stagione.

C'è una cosa che funziona molto bene, ossia il colpo di scena che era rimasto aperto dallo scorso episodio: il rapimento di Sidney da parte dei Fari. Il ruolo di Sidney in questo episodio è fondamentale ai fini della storia perché per la prima volta spiega ai protagonisti chi era la persona prima della possessione, rivelando inoltre qualcosa di sconvolgente e che in un modo o nell'altro riscrive le regole scombussolando inevitabilmente l'animo del Reverendo Anderson. Quest'ultimo stanco dei suoi giochetti agisce più d'impulso, quasi solo per un desiderio di vendetta surclassando i reali obiettivi dei Fari nei confronti di Sidney.

Nel Frattempo, mentre Giles e Rose giocano a Bonnie e Clyde, Kyle ha intenzione di seguire gli indizi lasciati da suo padre, usando l'elenco del telefono per dividere la città in due: buoni contro cattivi, nemici contro amici, bene contro male. Ecco Outcast fino ad ora ci ha affascinato per scene come quelle che abbiamo visto nei primi minuti di questo episodio, ossia quando ad esempio Kyle si fa ricucire la ferita da un'infermiera ormai irrecuperabile e posseduta. La costante ambiguità rende Rome una cittadina differente dalle cittadine viste nei soliti film americani dove i buoni si ritrovano costretti a salvarsi dai cattivi. Kyle fa tutto questo per capire chi è ancora salvo e chi invece dovrà subire il suo tocco magico e doloroso. Ma il metodo in passato non funzionò e questo cerca di farglielo capire anche Giles. Speriamo che anche gli sceneggiatori diano retta al consiglio di quest'ultimo. Ciò che invece finisce per sconvolgere Kyle è ciò che in seguito gli rivelerà Bob. Quest'ultimo disseppellisce i corpi dei fari e racconta al reietto ciò che Helen fece a quelle otto persone loro trent'anni prima: una mutilazione che aveva lo scopo di purificare i fari togliendo la loro umanità. Ma tenere quei corpi tutti insieme significava avere troppa luce in un unico posto: a quel punto l'idea di Bob era quella di separarli mentre Simon decise di ucciderli. Un atto, a detta del padre di Kyle, di misericordia (Mercy è infatti il titolo originale dell'episodio) - un piccolo segreto che ancora non conoscevamo. Fu proprio questa divergenza a dividere Simon e Bob per sempre. Ma si è realmente trattato di un atto di misericordia? Questo resta da capire, ma il finale ambiguo lascia presagire che ancora molte verità devono uscire allo scoperto.

Infine così come Blake, anche noi telespettatori veniamo a conoscenza di un segreto riguardante Megan. La gravidanza di quest'ultima è quanto di più prevedibile potesse esserci, un escamotage che potrebbe apparentemente risultare interessante ma che presenta però sempre gli stessi spunti. La scena con l'ostetrica oltre ad essere scontata non ha presentato nessun momento di suspense, visto che l'arrivo di Blake era più che preannunciato. Si tratta dell'ennesima sofferenza che la donna dovrà subire pur di arricchire una trama che ancora una volta se la prende principalmente con lei. L'assenza della figlia di Kyle sembra non aver giovato molto a questo episodio e l'intera comunità dei Fari al momento non è così interessante da meritare il nostro tifo. Ma non tiriamo le somme troppo presto visto che comunque siamo ancora a due episodi dal finale di stagione e nonostante questo flemmatico episodio le carte in tavola per sorprendere ci sono ancora tutte. La sensazione è che il Jolly deve ancora essere tirato sul tavolo e questo sicuramente è un punto a favore di Outcast

Per confrontarvi con altri appassionati della saga, vi segnaliamo la pagina Outcast – Italia.

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