Outcast 2x06, "Torna con Me": la recensione

Ecco la nostra recensione del sesto episodio della seconda stagione di Outcast, intitolato "Torna con Me" (Fireflies in lingua originale)

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Ciò che mancava nella prima stagione di Outcast erano proprio i colpi di scena, e dopo i primi due episodi piuttosto soporiferi di questa seconda stagione, sembra quasi che Robert Kirkman e Chris Black abbiano deciso sì di allungare il brodo ma al contempo di renderlo più gustoso. "Fireflies", questo il titolo originale dell'episodio, è un segmento necessario, adrenalinico e pieno di sorprese. Il gruppo dei protagonisti è ancora molto acerbo, con il capo Giles in fase calante e Rose in fase crescente, ma comunque comincia a costruirsi e questo non può che agevolare la serie. Il vero punto forte è ancora una volta il personaggio di Amber, la piccola è a tutti gli effetti uno di quei personaggi da manuale: l'ingenuità che si scontra con l'ignoranza degli adulti. Ma nonostante questo funziona bene e tutta la messinscena della morte di Kyle non ha fatto altro che rafforzare gli altri personaggi che, escludendo John Anderson, erano ancora nel mondo del "siamo tutti pazzi", e quindi al di fuori dell'idea che potesse esistere qualcosa di oscuro e demoniaco. Ma in anticipo con i tempi entra in gioco anche Allison, e grazie ad una scena confronto ben gestita tra lei e Megan qualcosa ha iniziato a muoversi anche su questo versante.

Ancora una volta la cosa affascinante di questo progetto è quel sottile divario che vi è tra l'essere senza demonio, se così vogliamo intenderlo, e l'essenza invece marchiata. Si distingue difficilmente e se non fosse per un piano superiore che ancora il pubblico fatica a comprendere, l'anima posseduta può tranquillamente girare tra gli altri, intrufolarsi in un ufficio e far finta di proseguire il proprio mestiere come se niente fosse e nel frattempo fare parte di qualcosa di più grande, di una cerchia che è in attesa della "Grande Fusione". Qui non vi è nessuna possessione in stile Emily Rose, qui c'è qualcosa di più psicologico e se vogliamo inedito, tant'è che la religione così come l'utilizzo del Testo Sacro per eccellenza non sono mai stati al centro di una qualunque esorcizzazione. Kyle è un reietto, un eletto, un padre premuroso ma non è un prete. Outcast è tutt'altro e questo è sicuramente uno dei suoi punti forti.

Come dicevamo il gruppo si sta lentamente formando e questa è una delle prime volte in cui vediamo Sidney in difficoltà; la scena finale in cui ritroviamo sfumature del suo passato da macellaio è sicuramente la dimostrazione di questo. Un punto in meno per lui e per la sua squadra (ancora piuttosto debole e dispersiva) e anche un punto in meno agli autori che hanno già deciso (così sembrerebbe) di eliminare il personaggio di Aaron, al momento una delle cose più angoscianti di questa serie sin dal suo inizio. Ma è inevitabile ammettere che il piano di Sidney non fa altro che sorprendere di episodio in episodio - sembra quasi un robot telecomandato privo di emozioni che è disposto a tutto pur di eseguire il suo piano, o forse il piano di qualcuno che è posizionato più in alto. Al tempo stesso, e finalmente aggiungeremmo, si cominciano ad intravedere i primi bordi di una mitologia sicuramente molto grande; Outcast sta infatti prendendo forma e sta cominciando a comporsi in maniera ritmata, coinvolgente. Il titolo dell'episodio ad esempio si ricollega alle parole dette da Amber una volta che ha ritrovato suo padre, "le lucciole possono vedere le altre lucciole". Un elemento chiave della storia che sicuramente aiuterà il protagonista a mettersi in contatto con quella grande luce presente nello scorso episodio. Ora la piccola Amber è più esposta che mai ma automaticamente è anche più protetta, ora che la verità sta nelle mente di tutti non solo in quella di Kyle, che fino a qualche episodio fa non era altro che lo zimbello del paese. L'auspicio è che Outcast possa continuare su questa strada, una strada senza confini e che ha il coraggio di osare attraverso percorsi rischiosi. Vedere Kyle e Sidney in un confronto come quello di questo episodio è il sintomo principale che porta Outcast su un altro piano, lontano dai lunghi silenzi inspiegabili e più vicino all'azione che merita una serie di questo tipo. I personaggi non devono solo sfiorarsi in scene brevi e non-sense, ma devono scontrarsi per potersi conoscere e per potersi sfidare ancora più duramente la volta successiva.

Per confrontarvi con altri appassionati della saga, vi segnaliamo la pagina Outcast – Italia.

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