Outcast 2x05, "Giochi di Potere": la recensione

Ecco la nostra recensione del quinto episodio della seconda stagione della serie televisiva Outcast, intitolato "Giochi di Potere"

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Secondo la quarta costituzione apostolica promulgata da papa Paolo VI, il bene comune è l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente. In questo episodio di Outcast ognuno dei personaggi interessati alla questione ha una propria idea, il proprio movente per agire e le proprie giustificazioni. Il bene comune (The Common Good, il titolo dell'episodio originale) ha molteplici significati e questo di conseguenza significa che può avere molteplici interpretazioni. Lo sceriffo Giles si muove consapevolmente e con determinazione per la sua città senza innalzarsi e senza osare troppo, vuole il bene per il suo popolo e inizialmente rifiuta perfino l'aiuto di Rose, sua compagna di vita, che gli consiglia di agire per fermare il tutto tramite la colpa per associazione. Ma lo sceriffo non fa le cose in questo modo, dimostra razionalità e controllo, fino a che gli eventi sempre più drammatici non lo costringono a pensare che sia arrivato il momento di sporcarsi le mani. Per Sidney invece non esistono sfumature, o almeno non esistevano fino all'arrivo di Aaron. Il suo scopo è chiaro nella mente (meno nella nostra) e per ottenere quello che vuole è disposto a tutto. Qualsiasi cosa serva per far sì che queste possessioni ultraterrene facciano il loro corso su tutta la città (e chissà su tutto il mondo), lui è disposto a farla.

Poi c'è il sindaco Owen che si è sempre mosso cautamente, quasi di sottecchi, con i suoi piccoli gruppi organizzati. Nonostante il ruolo del sindaco sia già piuttosto importante nel sistema di una città, visto che è colui che dirige l'amministrazione comunale, Owen chiede di più e in maniera piuttosto confusa cerca di rubare il posto a Sidney, senza però essere realmente consapevole della sua forza. Ma non capiremo mai il senso dei suoi movimenti, i suoi scopi e ciò che voleva realmente per la sua città o per se stesso dal momento che l'oscura essenza ha preso il controllo di lui. In che modo avrebbe gestito questa oscurità? Sidney in un momento dell'episodio dice che il potere deve sempre avere uno scopo. In questo caso sfuggono un po' di dettagli sui vari scopi di Owen, visto che lui stesso verrà facilmente eliminato da Aaron, ormai sempre più minion del grande Re. Un sovrano che forse sta cominciando ad avere paura di una luce sempre più forte, una luce che in passato non aveva avuto modo di svilupparsi così energicamente. Ora finalmente Outcast diventa consapevolezza, unione e verità, anche tra i personaggi principali. Allison esce dal manicomio che lei stessa si era imposta per proteggere la sua famiglia, per proteggere sua figlia. La medaglia che si capovolge senza recare nessun fastidio allo spettatore - un'ottima scelta narrativa da parte degli autori. Allison che decide di rinchiudersi per proteggere sua figlia si trasforma in Allison che ha bisogno di andare da lei per proteggerla. A questo punto Outcast si auto definisce attraverso un motto: "rendersi conto del male è l'unico bene per la serie". Infatti dal momento in cui la città è più coinvolta, così come lo è Megan (basti vedere il finale), o lo sceriffo stesso che subisce la lenta transizione, le cose si stanno muovendo egregiamente. La pazienza riposta da parte dello spettatore che è arrivato fino a qui sembra stia venendo ripagata. Qualche forzatura c'è ancora ma è comunque necessaria per determinate azioni. L'esempio è quando Megan rifiuta la presenza di Kyle nella sua vita accusandolo di essere pazzo. Non ha molto senso allontanare l'unica persona che conosce la verità e l'unica che può realmente giustificare l'atto commesso da lei nei confronti di suo marito. Come avrebbe potuto conviverci? Ma tutto questo è servito per rendere più entusiasmante la scena finale in cui Megan assiste allo scontro tra il salvatore reietto e lo sceriffo.

Ciò che accadrà nei prossimi episodi sarà qualcosa di diverso, qualcosa che forse desideravamo vedere sin dall'inizio di questa serie. Una battaglia tra bene e male che ha il privilegio di discostarsi da tutte quelle viste fino ad ora in televisione, e chissà forse anche al cinema. Questa volta la maggior parte dei buoni sono stati a causa di forze maggiori dei cattivi, dei posseduti. E la loro forza risiede proprio in questo. La setta a cui fa visita il reverendo sarà fondamentale ai fini della storia e sinceramente l'ingresso effettivo della ragazza del gruppo dei fari nella storia principale potrebbe riservare qualche sorpresa. Con il suo ritmo pacato e le sue velate manifestazioni, Outcast si sta finalmente definendo attraverso una sua strada fredda e oscura. La scena finale in cui Kyle combatte contro l'essenza ultraterrena è assolutamente suggestiva, apprezzabile sotto molti punti di vista e finalmente un momento di puro spettacolo. Perché ogni tanto abbiamo bisogno anche di questo.

Per confrontarvi con altri appassionati della saga, vi segnaliamo la pagina Outcast – Italia.

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