Outcast 2x05, "Giochi di Potere": la recensione
Ecco la nostra recensione del quinto episodio della seconda stagione della serie televisiva Outcast, intitolato "Giochi di Potere"
Poi c'è il sindaco Owen che si è sempre mosso cautamente, quasi di sottecchi, con i suoi piccoli gruppi organizzati. Nonostante il ruolo del sindaco sia già piuttosto importante nel sistema di una città, visto che è colui che dirige l'amministrazione comunale, Owen chiede di più e in maniera piuttosto confusa cerca di rubare il posto a Sidney, senza però essere realmente consapevole della sua forza. Ma non capiremo mai il senso dei suoi movimenti, i suoi scopi e ciò che voleva realmente per la sua città o per se stesso dal momento che l'oscura essenza ha preso il controllo di lui. In che modo avrebbe gestito questa oscurità? Sidney in un momento dell'episodio dice che il potere deve sempre avere uno scopo. In questo caso sfuggono un po' di dettagli sui vari scopi di Owen, visto che lui stesso verrà facilmente eliminato da Aaron, ormai sempre più minion del grande Re. Un sovrano che forse sta cominciando ad avere paura di una luce sempre più forte, una luce che in passato non aveva avuto modo di svilupparsi così energicamente. Ora finalmente Outcast diventa consapevolezza, unione e verità, anche tra i personaggi principali. Allison esce dal manicomio che lei stessa si era imposta per proteggere la sua famiglia, per proteggere sua figlia. La medaglia che si capovolge senza recare nessun fastidio allo spettatore - un'ottima scelta narrativa da parte degli autori. Allison che decide di rinchiudersi per proteggere sua figlia si trasforma in Allison che ha bisogno di andare da lei per proteggerla. A questo punto Outcast si auto definisce attraverso un motto: "rendersi conto del male è l'unico bene per la serie". Infatti dal momento in cui la città è più coinvolta, così come lo è Megan (basti vedere il finale), o lo sceriffo stesso che subisce la lenta transizione, le cose si stanno muovendo egregiamente. La pazienza riposta da parte dello spettatore che è arrivato fino a qui sembra stia venendo ripagata. Qualche forzatura c'è ancora ma è comunque necessaria per determinate azioni. L'esempio è quando Megan rifiuta la presenza di Kyle nella sua vita accusandolo di essere pazzo. Non ha molto senso allontanare l'unica persona che conosce la verità e l'unica che può realmente giustificare l'atto commesso da lei nei confronti di suo marito. Come avrebbe potuto conviverci? Ma tutto questo è servito per rendere più entusiasmante la scena finale in cui Megan assiste allo scontro tra il salvatore reietto e lo sceriffo.
Per confrontarvi con altri appassionati della saga, vi segnaliamo la pagina Outcast – Italia.