Outcast 2x03, "Insieme": la recensione

Ecco la nostra recensione del terzo episodio della seconda stagione di Outcast, intitolato "Insieme"

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Ancora tanto buon potenziale e ancora una volta gestito male. Questo episodio di Outcast racconta di nuove alleanze, di una nuova forza misteriosa e di un passato ritrovato inaspettatamente. Personaggi inediti e nuovi elementi della storia non bastano però per sollevare la situazione di stallo in cui si trova Outcast. Ad esempio tutto ciò che succede con Sidney e Aaron (il figlio di Patricia, la quale al momento è furiosa con il reverendo) non convince affatto: parlano di un male superiore, di ciò che insieme possono diventare e di una forza che può distruggere tutti quegli esseri insignificanti che governano la terra. Ma ancora una volta ci si chiede perché. Per quale motivo il pubblico dovrebbe essere interessato? E nonostante si possa pensare che sia presto per avere determinate risposte, gli autori non trovano neanche il modo giusto per invogliare il pubblico ad attenderle. E questo è un vero peccato perché ancora una volta in Outcast hanno funzionato gli aspetti estetici, quelle atmosfere cupe che comunque riescono a intristire (in senso buono in questo caso), ma non hanno funzionato tutte quelle misure necessarie che servono per convincere a pieno chi guarda.

Megan ha delle visioni e deve affrontare una situazione difficile con sua figlia, che al momento la incolpa della morte di suo padre. Alla fine dello scorso episodio l'avevamo lasciata in bilico tra la vita e la morte, ma l'intervento "inaspettato" da parte del reverendo le ha salvato la vita. Quest'ultimo riferisce l'atto commesso da Megan a Kyle, che dopo essere passato dalla sua ex-moglie per volere di Amber si ritrova ancora una volta in giro per Rome ad esorcizzare (se così si può dire) chi ne ha bisogno. A proposito di questo aspetto, uno dei momenti più interessanti di "Not My Job to Judge", questo il titolo originale dell'episodio, è quando Amber si trova ad affrontare quei due pazienti folli all'interno dell'istituto in cui si trova Allison, due anime corrotte che sono a conoscenza dei piani più infimi dell'oscura materia nera. Allison alla fine della scorsa stagione aveva deciso di internarsi, consapevole di ciò che aveva fatto a sua figlia. Ma Kyle imperterrito tenta ancora una volta di convincerla del fatto che non è stata colpa sua e che qualcosa di incontrollabile ha preso il controllo del suo corpo e della sua mente. Questo strano procedimento sembra averlo finalmente accettato Megan, che durante una conversazione con Kyle gli fa presente di essere finalmente d'accordo con le parole del Reverendo: il male esiste là fuori. Sotto forma di gatto nero, di una bestia? Non è così esplicito il concetto di male in Outcast, e forse questo risulta essere l'aspetto più interessante ma al tempo stesso quello più complesso da spiegare. L'idea di Robert Kirkman è quella di far conoscere quante più sfumature possibili del bene e del male.

Le possessioni demoniache di Outcast sono come l'IT di Stephen King? Si tratta di unìentità dalle origini ignote che ritorna a Rome ogni tot anni? Questo non possiamo ancora dirlo, ma l'incontro tra Kyle e il signore della discarica ha suggerito un po' questa cosa. Possono esserci dei collegamenti, ovviamente concettuali, tra Rome e Derry? Non sarebbe affatto un'idea malvagia, almeno secondo il nostro parere, ma al momento dobbiamo rimanere ancora all'oscuro di tutto e seguire in maniera ripetitiva le stesse azioni ripetute da parte dei protagonisti. C'è però un personaggio che si è stufato di questa ripetitività e il suo nome è Giles, lo sceriffo di Rome, il quale di sottecchi ha messo in piedi un piano che potesse, almeno un minimo, proteggere gli abitanti di Rome. Il finale poco chiaro con Sidney ha destato quel poco di curiosità che serviva per concludere quest'episodio, sicuramente pieno di tante sorprese ma ancora poco interessanti.

Per confrontarvi con altri appassionati della saga, vi segnaliamo la pagina Outcast – Italia.

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