Outcast 1x08, "What Lurks Within": la recensione
Ecco la nostra recensione dell'ottavo episodio della prima stagione di Outcast, intitolato "What Lurks Within"
In "What Lurks Within", questo il titolo dell'episodio, le cose che ci vengono rivelate sono molteplici. Addirittura il Sidney prima della possessione era un uomo molto più malvagio, o almeno aveva sviluppata una caratteristica particolarmente sadica nei confronti dei bambini che ha abbandonato dal momento in cui casualmente è stato sopraffatto da questa forza oscura. Una "malattia", così chiamata dal reverendo, che modifica le persone, inizialmente le sconvolge attraverso una fase di transizione molto forte, successivamente però arriva una sorta di coesistenza. Le due anime possono convivere e quindi questa credenziale annulla la teoria che la persona che c'era prima possa scomparire completamente. La riprova finale è la scena in cui Sidney, dopo aver parlato con Aaron, ricorda attraverso dei lampi il suo oscuro passato prima della fusione. Ovviamente è la stessa condizione che sta vivendo Allison e che l'ha costretta a lasciare sua figlia Amber da Kyle. Quest'ultimo all'interno della vicenda funge da luce, da guida e da acceleratore.
L'episodio scorre come al solito lentamente perché ogni cosa è approfondita in maniera scrupolosa. Questo non vuol dire che ci si annoia, ma quando l'atmosfera è tutto e gli ambienti, così come le musiche, costituiscono una parte integrante della regia è inevitabile questo tipo di pacatezza nel ritmo. Passa leggermente di più in secondo piano la storyline di Megan che comunque ha una sua evoluzione positiva, soprattutto in relazione al rapporto con suo marito Mike. Finalmente Kyle le rivelerà tutta la verità riguardo quel fatidico giorno in cui si prese la colpa per qualcosa che non aveva commesso. Ambiguo, spaventoso e fastidioso è il personaggio di Aaron, che alla fine dell'episodio riceve una sorta di approvazione da Sidney, il quale accetta la sua presenza in casa solo per la lotta verso un nemico comune: Anderson.