Otoko Zaka vol. 1, la recensione

J-Pop porta in Italia Otoko Zaka, manga di Masami Kurumada iniziato negli anni '80 e ripreso di recente...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Arriva in Italia Otoko Zaka, uno dei primi manga di Masami Kurumada e contemporaneamente uno dei suoi lavori più recenti. Com'è possibile?

Otoko Zaka debuttò in Giappone nel 1984, pubblicato prima su Weekly Shonen Jump e successivamente raccolto in tre tankobon, ma la tiepida accoglienza del pubblico costrinse l'autore a dedicarsi ad altro, ovvero Saint Seiya, la sua opera più longeva e di maggior successo. Kurumada aveva però puntato molto su Otoko Zaka e soffrì parecchio per la sospensione. È dell'anno scorso la decisione di riprendere il fumetto là dove aveva dovuto interromperlo 30 anni prima. In patria sono già usciti due nuovi volumi (il quarto e il quinto numero della serie) ed essendo ancora in corso, J-Pop ha deciso di proporlo sugli scaffali italiani.

Leggendo il primo tomo si intuisce il motivo per cui questo manga non abbia avuto vita facile durante la sua prima pubblicazione: la vicenda consiste in un mero susseguirsi di combattimenti sulla spiaggia, a suon di pugni tra aggressivi studenti e capibanda con lo scrosciare delle onde marine sullo sfondo. I protagonisti sono decisamente stereotipati e estremizzano le caratteristiche che ci si aspetta di vedere in uno shonen manga: orgoglio maschile, legami di amicizia per cui sacrificarsi, tenacia e desiderio di diventare sempre più potente. Tutto questo si incarna in Jinji Kikukawa, il personaggio principale pronto ad affrontare con fierezza i suoi avversari, purtroppo con motivazioni troppo flebili per permettere al lettore di entrare in empatia con lui.

I disegni di Kurumada sono sempre riconoscibili e suggestivi, anche se purtroppo i suoi personaggi si assomigliano troppo tra loro ed è difficile non riconoscere questo o quel modello già sfruttato in altre sue opere. Va detto che qui si vede il suo stile a metà degli anni '80, proprio nel mezzo della sua esplosione creativa (Saint Seiya sarebbe cominciato dopo poco più di un anno) e il tratto ha un fascino innegabile.

Il mangaka dopo la chiusura di Otoko Zaka dichiarò che non avrebbe più realizzato un fumetto senza colpi speciali, o senza un nemico ben definito fin dal principio; è una dichiarazione che denota probabilmente un po' di stizza nei confronti degli altri shonen manga che stavano riscuotendo enorme successo in quegli anni, o forse il desiderio di seguire la loro scia nel tentativo di ottenere un simile consenso.

Non sono però questi i difetti del fumetto, bensì l'assenza di una struttura definita che fa susseguire i combattimenti uno dopo l'altro come in un videogioco picchiaduro. Speriamo che dopo i primi 3 volumi, grazie all'esperienza maturata nel corso della sua carriera, Kurumada abbia trovato un modo per infondere un'identità precisa all'opera che tanto ama, così da affiancare un altro manga alle sue opere di Saint Seiya a cui si è dedicato in modo esclusivo per quasi 5 anni.

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