Orfani - Sam 3: Il deserto nero, la recensione
Abbiamo recensito per voi il terzo capitolo di Orfani - Sam, intitolato Il deserto nero
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
In mezzo al nulla, si para improvvisamente davanti ai protagonisti un possibile riparo, un tetro edificio una volta centro di estrazione e raffinazione mineraria. La costruzione, tuttavia, non è abbandonata ed è stata trasformata in una chiesa votata al culto della Madre Severa. Quest'ultima non è altro che l'ex presidentessa Jsana Juric, adorata come salvatrice della nostra specie.
Nel mentre, tra i palazzi del potere di Itaca - com'è stata battezzata la colonia originaria di Nuovo Mondo - i contrasti tra il Generale Petrov e il Governatore Garland si acuiscono e sembrano minare seriamente l'accordo inizialmente nato tra i due.
Il lettore è costretto a rivalutare le sue convinzioni persino nei confronti di una spietata macchina della morte come Sam, arrivando quasi a provare tenerezza per lei e apprezzando la sua fermezza di androide in cui scintillano sempre con maggior frequenza barlumi di una remota umanità.
All'esuberanza dei disegni di Casalanguida e dei colori di Mossa, che ci descrivono la cruda realtà, c'è nuovamente spazio per la dimensione fantastica e onirica, qui affidata al tratto fiabesco e cartoony di Sergio Mancinelli, che ci racconta la leggenda della Regina Rossa e la perdita di coscienza di Andromeda. E, a proposito di leggende, questo numero non poteva che concludersi con un omaggio all'icona per eccellenza di Sergio Bonelli Editore, Tex, nella figura del suo impareggiabile cavallo Dinamite.