Orfani - Sam 12: Ancora un giorno, la recensione

Abbiamo recensito per voi Orfani - Sam 12: Ancora un giorno, albo di chiusura della serie Bonelli

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Orfani - Sam 12: Ancora un giorno, anteprima 01

Nella sua storia editoriale, Orfani è stato un titolo che ha segnato, stagione dopo stagione, uno standard di riferimento molto alto per il Fumetto italiano. La sua natura seriale è stata estremamente serrata, con ogni stagione che ha fornito differenti risposte alle medesime domande relative a controllo, caos, potere, sudditanza, libertà, identità, emancipazione e - non ultimo - il bisogno d'amore, inteso come la capacità di creare legami.

Nel corso degli anni, la serie creata da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari ha cambiato forma più volte, sotto il profilo visivo (con ambiente, personaggi e tecnologia sempre fortemente caratterizzanti) e sotto quello narrativo (ogni svolta nella trama ha avuto un peso effettivo sia per il personaggio che l'ha vissuta che per l'ecosistema della storia), mantenendo invariata la sua natura: un manipolo di persone tenta di vivere al meglio delle proprie possibilità all'interno un contesto ostile, incarnato dalla loro nemesi, Jsana Juric, che le vuole morte a ogni costo.

Con il dodicesimo numero della sesta e ultima stagione, Ancora un giorno (titolo che richiama la storia Soltanto un altro giorno di Spider-Man, citato in tante altre forme), Roberto Recchioni, Luca Casalanguida, Andrea Accardi e Stefania Aquaro dipingono il più intimo, dolce e significativo ritratto di quel gruppo di ragazzi che ha trascorso la propria vita in una costante condizione di guerra.

Orfani - Sam 12: Ancora un giorno, anteprima 02

In quest'ultimo capitolo, ogni battuta, ogni singola dinamica tra gli Orfani originali rappresenta in modo inequivocabile, un tema della serie, con ciascun individuo che identifica una singola e archetipica natura personale calata all'interno della squadra.

I personaggi dialogano tra loro in un crocevia fuori dallo spazio e dal tempo, e per la prima volta si comportano come dei ragazzi. Senza nulla attorno, senza morte o disperazione, ci sono solo loro, in un bosco o sotto uno specifico albero nel mezzo di una radura (un'immagine ben nota per i lettori della serie).

Attraverso questo momento ludico passano svariate informazioni che, conoscendo l'intera storia, aiutano a focalizzare l'attenzione su alcuni aspetti fondamentali: le sfaccettature delle anime di Ringo e Sam - diverse da quelle di tutti gli altri - in grado di perdersi in un loro mondo legato a un pistolero iconico che, pur ricordando molto Tex sotto alcuni aspetti (in particolare nell'impersonare un'icona western), ne differisce per altrettanti, dimostrando un'identità molto forte.

I disegni di Accardi e Casalanguida si alternano con la massima armonia possibile, aiutati dai colori dell'Aquaro; una mise en abyme che rappresenta in modo onesto e fedele una vicenda declinata contemporaneamente all'interno di più racconti: il fumetto, la storia principale e le parole dei personaggi (in particolare quelle di Ringo), rappresentano un unico, grande riferimento alla storia stessa.

Orfani - Sam 12: Ancora un giorno, anteprima 03

La copertina dell'albo, disegnata da Carmine Di Giandomenico e colorata da Giovanna Niro, rappresenta un altro chiaro riferimento alla cultura pop, riprendendo la locandina di Breakfast Club, iconico film degli anni '80 che condivide parecchi temi con Orfani, a partire dalla ricerca della propria identità e del rapporto con il potere.

Ultimo aspetto, ma non per questo meno importante, è il discorso meta-narrativo, con alcune battute di Ringo che, almeno in apparenza, creano un filo invisibile tra autore e opera. Tutto questo non-detto arriva ugualmente dritto al punto in un albo che va a toccare le corde più profonde di chi segue dall'inizio le avventure degli Orfani.

Dopo La fine?, che ha rappresentato la summa dell'azione caratteristica della testata, Orfani - Sam 12: Ancora un giorno incarna probabilmente il punto più lirico mai raggiunto dalla testata, con i protagonisti originali riuniti su un palcoscenico dove interpretano loro stessi, senza alcun peso sociale o coscienza del proprio futuro.

Eppure, ogni paradigma personale è così lucido, come se l'intera serie fosse immersa in un interminabile e inevitabile presente.

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