Orfani - Ringo 7: Bambini contro, la recensione

Il viaggio di Ringo e dei suoi tre giovani compagni fa tappa in una paludosa Bologna, dove incontrano un gruppo di ragazzi che vive in completa autonomia...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Dopo l'apparente pausa del mese scorso, Ringo e i suoi tre giovani compagni di viaggio, continuano la traversata della penisola italiana, ormai trasfigurata in un panorama post-apocalittico. In Bambini contro il quartetto nomade giunge a Bologna, i cui portici e rossi muri di mattoni si sono trasformati in una palude deserta, con l'acqua che arriva ai polpacci e le piante che crescono sui palazzi e dentro le finestre.

Da lettore nato e cresciuto a Bologna, nei numeri precedenti ho apprezzato l'ambientazione, riconoscendo scorci e monumenti di città che avevo visitato; ma è solo in quest'occasione che mi sono reso conto dell'enorme lavoro di documentazione che c'è dietro ogni episodio. Innanzitutto la geografia della città è rispettata con precisione, il percorso dei protagonisti corrisponde effettivamente a quanto esiste nel mondo reale, non ci si limita a riproporre i luoghi più riconoscibili e creare per le scene di passaggio delle generiche strade che possano appartenere alla città. Ma non solo: la scelta delle location per alcuni eventi della trama è stata fatta tenendo conto del passato della città e dei suoi eventi storici, pur non esplicitando i riferimenti ma lasciandoli come finezza che solo chi conosce meglio quello scenario può cogliere.

La struttura della serie, così come avvenuto nella prima stagione di Orfani, dopo il giro di boa inizia ad accusare qualche sintomo di ripetitività; ormai è chiaro che a ogni tappa del viaggio corrisponde un'avventura autoconclusiva e sono rari gli elementi che contribuiscono alla costruzione di una storyline orizzontale. Questo mese l'ex Pistolero e i suoi compagni si imbattono in una comunità di adolescenti che vivono in completa autonomia, respingendo qualsiasi contatto con gli adulti, ritenuti ostili; Seba, Rosa e Nué riflettono sulla giustizia di questa piccola società e qualcuno prende in considerazione l'ipotesi di fermarsi e unirsi ad essa.

Questo spunto permette allo sceneggiatore Luca Vanzella alcune riflessioni sul ricambio generazionale, e su come l'età e lo scorrere del tempo possano fare o meno la differenza nella gestione di un gruppo di persone. Buoni i disegni di Luca Genovese, efficaci nelle figure umane e nelle scene d'azione, ma sbalorditivi nella rappresentazione dei paesaggi.

La speranza per questa seconda metà di stagione è che la vicenda inizi a costruire quanto prima gli eventi del finale perché, per quanto interessanti, episodi riempitivo come Bambini contro disattendono le promesse iniziali della serie, e dalla continuity serrata di Orfani ci si sta avvicinando a una struttura narrativa più vicina agli standard di Sergio Bonelli Editore, con storie indipendenti che anche il lettore casuale può apprezzare senza seguire regolarmente la testata, ma che danno vita a un quadro generale meno elaborato.

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