Orfani - Ringo 6: Come pioggia, la recensione

I protagonisti di Ringo si prendono un momento di riposo, rifugiandosi da un temporale all'interno di un capanno...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Il cammino di Ringo e dei "nuovi Orfani", i tre ragazzi con cui sta attraversando l'Italia, è ormai giunto a metà strada e dopo molte avventure e numeri ricchi d'azione, gli autori decidono di regalare un momento di relax ai protagonisti.

L'occasione per prendersi una giornata di riposo nasce da un temporale, che costringe i quattro vagabondi a fermare la propria odissea per ripararsi dall'acqua; questo rifugio di fortuna li spinge a concedersi un attimo di tranquillità, dedicandosi per qualche ora a uno stile di vita montanaro, fatto di legna da raccogliere e conigli da catturare per cena.

Quando l'eco delle sparatorie e i rombi delle esplosioni scompaiono, lasciano un silenzio che inevitabilmente viene riempito da altro. E infatti quando si fa da parte anche il suono della pioggia scrosciante, che occupa ingombrante le prime pagine dell'albo, i personaggi devono ascoltare il rumore dei propri pensieri, avendo l'opportunità di rivedere le proprie identità e la relazioni che stanno portando avanti.

Roba, Seba e Nué vivono questa pausa di riflessione come una vacanza, ma faticano a contenere gli istinti e le contraddizioni della loro adolescenza, che mette continuamente in discussione il precario equilibrio del loro legame a tre.

Ringo trova sempre più assurda la posizione di "padre adottivo" che si trova a dover rivestire, capendo che il suo carattere non è per nulla adatto a un ruolo del genere, abituato a pensare soltanto a sé stesso. Questa ideale vacanza spinge l'ex-Pistolero a fare i conti col suo passato, nella ricerca delle memorie dei suoi vecchi compagni di squadra, ma anche riportando a galla una sua vecchia passione che ha dovuto trattenere dentro di sé.

Anche la traversata italica si prende una pausa, ma non manca l'ambientazione che riproduce fedelmente una zona del nostro Paese; in questo caso non vediamo grandi città, ma i monti e un piccolo borgo dell'entroterra fanno da sfondo alle vicende dei personaggi.

Come Pioggia è di certo un numero atipico per Ringo, troppo rilassato e con momenti bucolici che nemmeno Orfani aveva mai saputo tratteggiare, se non per poche pagine. Qui invece l'impressione è quella di una giornata di libertà, nella quale al netto di combattimenti e fughe disperate, possiamo soffermarci a vedere cosa i quattro protagonisti hanno da dirsi e come si comportano in un contesto diverso da quello rivoluzionario nel quale siamo abituati a vederli.

Nei momenti di maggiore tranquillità però si nasconde sempre una minaccia, e questo albo di Ringo contiene comunque la dose mensile di adrenalina, sorprendendo il lettore e mettendo i protagonisti al cospetto di un pericolo differente da quelli che hanno affrontato in passato.

È un buon modo per percorrere un sentiero diverso da quello già battuto, variando i toni della narrazione e inserendo nella vicenda un momento di decompressione, pronto a essere sconvolto per tornare alla tensione con cui Ringo e i tre ragazzi sono costretti a convivere.

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