Orfani - Ringo 12: C'era una volta... la recensione
Abbiamo letto e recensito per voi il dodicesimo numero di Orfani: Ringo, in cui Roberto Recchioni tira le fila narrative tessute nell'ultimo anno
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Scende il sipario sul secondo atto di Orfani: Ringo. Roberto Recchioni raccoglie e porta a termine l'intreccio tessuto negli undici numeri passati per servirne l'attesissimo epilogo e approntare il canovaccio da cui prenderà forma la terza stagione di cui abbiamo appreso il titolo ieri.
La fuga dei protagonisti sembra trovare una conclusione nel campo di Cesar, un pirata che organizza e gestisce viaggi clandestini per abbandonare la Terra, offerti a chi nutre la speranza di farsi una vita su nuovi mondi. L'ex Pistolero deve fare la sua scelta, che comporta prima di tutto proteggere coloro che ha accolto e accompagnato in questo lungo viaggio. Una capitolazione significherebbe la loro salvezza e la sua morte, ma “Ringo non si arrende mai!”, come urla Rosa in questo episodio.
La crudeltà che finora è stata padrona della scena lascia ampio spazio alla tenerezza mentre vengono messe a nudo affetti e debolezze, desideri e passioni. Ottima come sempre la sceneggiatura di Recchioni, particolarmente ritmata e cinematografica, che esaspera quest'ultimo aspetto nelle tavole finali.
Un'altra certezza sono i disegni di Roberto Zaghi, noto ai fedelissimi di Zona X, Nathan Never, Legs Weaver e Julia, ma all'esordio sull'unica testata regolare di Sergio Bonelli Editore tutta a colori, qui affidati all'esperta Giovanna Niro.
La parte grafica, curata da un team di artisti di enorme qualità, è senza esitazioni il plusvalore che ha determinato e consolidato il successo e il riconoscimento da parte di pubblico e critica del progetto più innovativo e audace di sempre realizzato dalla casa editrice milanese.