Orfani - Nuovo Mondo 7: Pugni serrati, la recensione

Abbiamo recensito per voi il settimo numero di Orfani: Nuovo Mondo, firmato da Recchioni, Monteleone, Dell'Edera e Niro

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Per chi non avesse ancora letto il numero precedente di Orfani: Nuovo Mondo, intitolato E non avrà paura, non vogliamo rovinarvi nulla della storia più straordinaria, qualitativamente parlando, dell'intera saga. Sappiate che nel suo seguito, in edicola dal prossimo 14 aprile, oltrepassato il giro di boa della terza stagione, c'è un primo assaggio dell'escalation di azione e adrenalina, promesseci dallo stesso Roberto Recchioni alla scorsa Cartoomics:

Da lì, come tradizione di Orfani, sarà tutta una discesa verso il massacro.

In questo racconto, Rosa è finita prigioniera della Presidentessa Juric e isolata in un carcere di massima sicurezza, dopo essere stata sottoposta a esami e analisi di ogni sorta. La figlia di Ringo è stremata nel fisico e nella mente, ma la sua forza di volontà è quasi sovrumana. Non esiste nel suo vocabolario il termine "resa", si va avanti a Pugni serrati, come recita il titolo dell'albo.

L'ex Pistolero, come un fantasma, l'ha seguita e incoraggiata lungo tutta la vicenda, a partire dal suo arrivo sul pianeta della speranza. Sempre accanto, ne è divenuto una sorta di spirito guida, dispensatore di consigli e tattiche di guerriglia, il suo Virgilio in un Inferno post apocalittico ed extraterrestre. Non stonano dunque le citazioni proprio a La Divina Commedia, che incontriamo più di una volta attraverso le pagine.

La protagonista è una combattente indomabile anche se la missione da portare a termine sembra davvero impossibile. Un ennesimo capovolgimento di prospettiva la porta sul finire dell'episodio a fronteggiare un altro brutale assassino, forse ancor più disperato di quanto non sia lei.

La parte grafica di Pugni serrati è nuovamente sopra i valori medi per un mensile nostrano. Le matite sono quelle pulsanti, magnetiche di Werther Dell'Edera, i colori e i guizzi di sfumature, appartengono ai pennelli di Giovanna Niro. Il loro connubio si esalta in vera potenza espressiva e materica. La modernità e la freschezza della sceneggiatura e l'arte di queste tavole fanno di Orfani un prodotto a cui stanno stretti i confini nazionali e che non sfigurerebbe per tematiche e soggetti su un mercato come quello americano, tra le opere creator-owned.

Come per quest'ultime, è difficile appiccargli un'etichetta di genere. La fantascienza è ormai un'eco lontana che percepiamo a stento. Al centro del palcoscenico, su copione di Recchioni e dell'ottimo Michele Monteleone, c'è la trasposizione più esasperata, cruda e romanzesca dell'eterna lotta tra Amore e Odio, Eros e Thanatos.

Muovono il nostro agire da sempre, ci plasmano, ci trasformano e rendono possibile l'impossibile, norma l'eccezione, realtà l'assurdo. Il lupo diventa agnello e l'agnello si fa lupo, ancora più assetato di sangue, se accecato dal dolore e dalla vendetta.

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