Orfani - Nuovo Mondo 2: Madri guerriere, la recensione

Abbiamo recensito per voi il secondo volume di Orfani: Nuovo Mondo, intitolato Madri Guerriere

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


Condividi

In edicola l'appuntamento del mese con Orfani: Nuovo Mondo è per il 14 novembre prossimo. In anteprima vi parliamo del secondo volume dunque, dove Roberto Recchioni ci addentra, è il caso di dirlo, nel misterioso e selvaggio pianeta in cui il genere umano si sta rifugiando per ricostruire una speranza di futuro.

Le premesse non sono incoraggianti per le avversità che attendono la nostra specie; peggio è per i clandestini, che oltre a dover sfuggire alla feroce fauna indigena, si ritrovano braccati dai cani, gli androidi che rappresentano la legge in mezzo alla giungla aliena.

Il titolo del brossurato, Madri guerriere, è giustamente al plurale. Oltre alla protagonista capirete lungo l'episodio il perché, venendo a comprendere meglio la natura delle creature locali, indicate vagamente come “lupi”. Ritorna inoltre Cesar, il fuorilegge responsabile del viaggio illegale verso la terra promessa, conosciuto sul finire di Orfani:Ringo. Sembra qui affermarsi come un comprimario del nuovo corso, dal carattere molto più intrigante di quanto fosse apparso nei due numeri precedenti, un elemento borderline, ancora difficile da inquadrare e di cui fidarsi.

Questi dubbi sono gli stessi che albergano in Rosa, che si impone immediatamente per la sua determinazione e la capacità di affrontare le situazioni più disperate. La presunta figlia dell'ex Pistolero dimostra in azione di essere degna del padre per la sua spavalderia, il suo altruismo e la resistenza al dolore. Raggiunti e liberati i profughi sopravvissuti allo schianto della nave di Cesar, la ragazza viene elevata quasi tacitamente a leader.

Non era facile delineare un personaggio altrettanto accattivante e magnetico come quello principale del passato capitolo della saga. Forse la cosa ha stupito anche Recchioni, ma l'autore romano ha dato vita a una figura ancora più complessa di quella di Ringo, aggiungendo alla fierezza guerriera, la dolcezza femminile e l'abnegazione materna. La vediamo lanciarsi all'attacco con un ascia fattasi da sola, all'urlo “Ayaaak” (delizioso omaggio a Zagor, esimio collega tra le collane Sergio Bonelli Editore) e consolare il giovane e fragile Paul in cui ritrova un fratello minore.

Si fa largo nella storia anche il piccolo Host, a cui subito ci si affeziona e che si sta rivelando un ingrediente fondamentale per l'equilibrio della narrazione e dei dialoghi, utilizzato sapientemente come una vera e propria spalla. Onore e merito sono da tributare non solo al creatore insieme a Emiliano Mammucari della testata, ma anche colui che ha scritto a quattro mani soggetto e sceneggiatura di questo albo: Michele Monteleone. Il talento emergente di Uno Studio in Rosso è all'esordio su Orfani dopo aver già dato prova delle proprie qualità con collaborazioni che riguardano alcune delle maggiori case editrici italiane.

Altro debutto sulla serie anche per l'artista Gianluca Maconi: in Italia lo ricorderanno i fan di Long Wei, mentre presto lo potremo vedere all'opera sul rilancio di Kriminal. Il suo tratto è deciso, l'interpretazione spaziale molto moderna, in grado di imprimere una prospettiva e una dinamicità insolite alle tavole. La splendida copertina di Matteo De Longis e i colori di Stefania Aquaro completano la componente grafica, sanzionando il peso e la spiccata personalità di questa ennesima, avvincente avventura di Orfani.

Continua a leggere su BadTaste