Orfani - Nuovo Mondo 12: Il terrore, la recensione
Orfani - Nuovo Mondo 12: Il terrore chiude la terza stagione della saga creata da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
La lotta tra lo schieramento capeggiato dalla figlia dell'ex Pistolero e quello guidato dalla presidentessa Jsana Juric diventa lotta di classe tra predestinati e reietti, in cui la fede sopravanza la vita e il fine l'uomo. Obbiettivi e credo degenerano in un fondamentalismo in grado di ottenebrare la mente e giustificare massacri.
Roberto Recchioni fa compiere l'ultimo estremo passo verso il buio alla sua protagonista: la ribelle, come anticipa il titolo, diventa infatti una terrorista con tanto di bandiera nera che rimanda inevitabilmente e tristemente all'ISIS, suggerimento rafforzato dalla luna oscura al centro della splendida copertina di Matteo De Longis. Non vi è più differenza tra lei e la Juric: il filo sottile che forniva alla ragazza una qualche superiorità morale sull'odiata nemica viene spezzato per sempre. Quest'ultima è anzi ritratta come una Vergine baciata dal riverbero del sole, china con espressione amorevole sui due bimbi che tiene in braccio: il figlio e il nipote di Ringo.
Risulta difficile aggiungere ulteriori apprezzamenti per la qualità grafica di questo fumetto, qui garantita da due talenti cristallini: quello maturo e internazionale di Davide Gianfelice e quello più giovane e dirompente di Matteo Cremona, esaltati dai colori di Alessia Pastorello.
Il terrore è un capitolo imperdibile all'interno dell'intera saga di Orfani e, forse, narrativamente parlando, tra i più indimenticabili. Allora è forte la tentazione di deviare un poco dal coro unanime di soli elogi (tutti meritati, sia chiaro) che hanno salutato questa storia: nel gestire l'ennesimo, scioccante finale, Recchioni arriva quasi a prendersi gioco del lettore, stravolgendo ogni logica bonelliana e andando oltre il concetto di antieroe. Mai prima, dalle parti di via Buonarroti 38, si era visto un autore prendere con decisione le distanze dai più deboli, dai diseredati e presentarceli come degli inesorabili sconfitti. Mai il loro campione - qui campionessa - era apparso su una testata della casa editrice milanese come un folle criminale, mai era stato congedato in maniera così insulsa e irriverente.