Orfani - Juric 1: Il fiore del male, la recensione

Con Il fiore del male esordisce la quarta stagione di Orfani, tutta dedicata a Jasna Juric: ecco la recensione del primo numero!

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Juric 1: Il fiore del male, anteprima 01

Sabato scorso è sbarcato in edicola l'atteso esordio di Juric, la quarta stagione di Orfani, che si distingue subito dalla precedente per le copertine colorate da Barbara Ciardo e disegnate da un artista adorato dai fan di Dylan Dog: Nicola Mari. La miniserie sarà composta da soli tre numeri, ma, a giudicare da questo primo albo, molto probabilmente saranno davvero densi di emozioni.

Orfani, creato da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari, primo titolo completamente a colori targato Sergio Bonelli Editore, è nato per spiazzare sia narrativamente che graficamente il suo pubblico. In questo caso il prologo e l'epilogo di Il fiore del male - firmati da Recchioni e Andrea Accardi - sono in bianco nero e trattano il presente; il colore, in maniera controintuitiva, è invece utilizzato per il passato - ossia la parte pulsante della vicenda - per descrivere ogni sfumatura dell'unico personaggio presente in tutti i precedenti capitoli della saga: Jsana Juric.

La sua infanzia e la sua adolescenza sono affidate alla sceneggiatura di una stupefacente Paola Barbato, entrata immediatamente nelle delicate meccaniche di un soggetto così variegato. I disegni sono di un'altra colonna di Sergio Bonelli Editore, Roberto De Angelis, supportato cromaticamente da José Andres Mossa. Cambiano gli autori e le trame, ma resta integra l'essenza di Orfani: la Fantascienza è solo un diversivo, un espediente per mascherare la realtà e indagare nelle pieghe dell'animo umano.

Juric 1: Il fiore del male, anteprima 02

Ne Il fiore del male si leva forte il tema scottante dei profughi di guerra e dell'avidità - quella sì senza frontiere - della nostra specie, in grado di lucrare anche sulle tragedie più sconvolgenti. Si scava nel profondo dei trascorsi che portarono la protagonista a diventare la cinica e pragmatica presidentessa Juric e si pone al lettore una delle domande più complesse e sostanziali del nostro essere: “Quanto del carattere, della personalità di un individuo è insito in lui fin dalla nascita e quanto invece dipende dall'esterno? Quanto si autodetermina e quanto viene determinato?”

Recchioni e la Barbato, attraverso la potenza espressiva di De Angelis, ci offrono un'analisi lucida e distaccata, creando una storia avvincente e angosciante, in cui non vengono forniti riferimenti morali o interpretativi, se non quelli che abbiamo personalmente in dotazione.

Pochi si sono accorti, o non lo hanno sottolineato a sufficienza, che questa collana può considerarsi la terza incarnazione del fumetto bonelliano. Con Tex abbiamo imparato immediatamente a capire chi stia dalla parte della giustizia: il mostro è quello che sta di fronte alla colt del nostro ranger; in Dylan Dog tale prospettiva è stata ribaltata, il mostro da carnefice diventa vittima; con Orfani non esiste più alcuna prospettiva, tutto è relativo e mai definito, o prestabilito, come in una moderna e divertente rivisitazione dell'opera pirandelliana.

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