Orfani 12, la recensione e un bilancio della serie

Il dodicesimo capitolo di settembre conclude la prima stagione di Orfani. È lo scontro finale tra i Ringo e Jonas: “ne rimarrà uno solo”

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Il dodicesimo capitolo di settembre conclude la prima stagione di Orfani. È lo scontro finale tra Ringo e Jonas, i due superstiti della squadra speciale di super-soldati messa in piedi dal colonnello Nakamura e dalla professoressa Juric. “Ne rimarrà uno solo” potrebbe essere un sottotitolo adeguato per questo primo ciclo, citando il film Highlander. Il fortunato o sfortunato sopravvissuto, a seconda dei punti di vista, sarà il fulcro del nuovo arco narrativo, come i lettori di BadComics.it sanno bene. Si ripartirà senza pause il 16 di ottobre con il primo albo della seconda stagione: Ancora Vivo. Due modi di intendere onore e dovere, amore e bene, giustizia e lealtà. Due caratteri agli antipodi, quelli di Pistolero e Boyscout, che alla fine spezzano la loro fratellanza di sangue nel modo più drammatico: traditi entrambi dalla propria donna, ognuna schieratasi contro l'uomo che continua ad amare, Angelo insieme a Ringo e Mocciosa con Jonas. È in gioco il futuro del pianeta, il trionfo dell'uno sull'altro segnerà le sorti degli equilibri sociali e politici della Terra. Nella conclusione di Rock 'N Roll è già presente il prologo della nuova stagione, sempre di dodici numeri: la guerra è finita ma non c'è pace, inizia il caos.

Inevitabile un bilancio generale sul più ambizioso tra i progetti Bonelli che ha portato in edicola la collana più moderna e attuale della sua storia editoriale, stravolgendo ogni schema consolidato: a partire dalla griglia tradizionale della tavola a sei vignette (giungendo a impensabili splash-page a doppia pagina) fino a cambiare il proprio modello rappresentativo di eroe, capovolgendone i principi essenziali. Tant'è che i protagonisti di Orfani si possono tranquillamente definire “anti-bonelliani” a tutti gli effetti. Si sta poi parlando della prima testata regolare a colori, non dimentichiamolo, un azzardo che non aveva mai convinto Sergio Bonelli ma che il nuovo corso della casa editrice è riuscito a realizzare offrendo 98 pagine di qualità a soli € 4,50. A questo proposito meritano una menzione i responsabili del risultato cromatico che di volta in volta hanno firmato i mensili: Lorenzo De Felici, Annalisa Leoni, Arianna Florean, Alessia Pastorello, Giovanna Niro, Luca Bertelé, Stefano Simeone e Gigi Cavenago. Un plauso speciale va poi al copertinista Massimo Carnevale, superatosi con il n. 10: Cuori sull'abisso.

Certo, di fantascienza se n'è vista poca, almeno finora. Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari devono essersi divertiti un sacco a raggirare il lettore, a partire dal titolo. Nessuno avrebbe potuto immaginare come si sarebbe evoluta la storia dopo la prima uscita, Piccoli spaventati guerrieri. L'imbroglio era parte dell'arguta trama (ha spiazzato i suoi personaggi quanto il pubblico) che ha preso di volta in volta una direzione differente e imprevedibile, lasciando tutti con un palmo di naso alla conclusione di ogni numero. Il genere poteva anche essere uno dei tanti, Western o Fantasy, Horror o Poliziesco. Non dev'essere stata questa la prima leva che ha innescato la voglia di raccontare degli autori. La fantascienza è sempre finita in secondo piano ed è quasi svanita quando si è scoperta la vera natura degli alieni. Orfani è prima di tutto una sorta di commedia umana nel senso che Honoré de Balzac intendeva nel suo capolavoro. I sentimenti, gli impulsi dell'uomo e della società che questi partecipa a costruire e di cui è in parte succube, sono il cuore pulsante di ogni cosa. Il futuro tecnologico e apocalittico di una Terra malconcia sono lo sfondo e l'occasione per consegnare la scena agli aspetti più crudi dell'animo umano, la forza straripante delle passioni primordiali. Un copione che si ripete ogni volta ma affascinante e diverso.

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