Operation Fortune: Ruse de Guerre, la recensione

Sono passati due anni da Wrath of a Man, eppure anche con Operation Fortune il maestro di action movie Guy Ritchie sembra non avere recuperato le forze necessarie per convincerci di veramente lui dietro la macchina da presa

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La recensione di Operation Fortune: Ruse de Guerre, su SKY dal 17 aprile

Sono passati circa due anni da quel dimenticabile film quale fu Wrath of a Man: eppure, anche ora con Operation Fortune: Ruse de Guerre il maestro di action movie scanzonati e memorabili Guy Ritchie sembra non avere recuperato le forze necessarie per convincerci di essere veramente lui dietro la macchina da presa di questi ultimi due film.

Liberatosi della patina dark ed esistenzialista dell’ultimo film (che per nulla gli apparteneva), Ritchie prende di nuovo Jason Statham e ne fa l’uomo da chiamare quando un losco affare di traffici illeciti in Medio Oriente fa alzare le antenne al governo britannico. Orson Fortune, questo è il suo nome, aiutato da un’informatica piena di carattere (Aubrey Plaza), una star di Hollwyood  (Josh Hartnett) e un quieto tuttofare (Bugzy Malone) è in Operation Fortune il James Bond di un intrigo tanto vago quanto avvincente, pieno di ritmo, buoni momenti di commedia, e dove (punto non da poco) il cattivo di turno è la cosa migliore del film: Hugh Grant nella divertentissima parte di un miliardario pieno di sé e senza scrupoli.  

In questo senso Operation Fortune è un buonissimo film d’azione: sempre giusto per come usa gli stacchi comici, per come alterna stasi e le necessarie “scene di menare, per i personaggi-macchietta (quasi) tutti ben caratterizzati. Ciò che fa strano e che convince poco è invece che, per quanto tutto questo oggettivamente funzioni in modo impeccabile, Operation Fortune è un film con pochissimo carattere. Che dovrebbe essere la caratteristica principale di Guy Ritchie.

Ciò che rende Operation Fortune un buon film d’azione ma non un film di Guy Ritchie è che mancano quasi tutte le cose che rendono l’autore riconoscibile. Non ci sono montaggi particolari, il lavoro creativo di camera è ridotto al minimo, la tensione drammatica creata dall’esistenza di diversi punti di vista in una scena ha un range davvero limitato (e invece Ritchie dovrebbe essere il maestro dei punti di vista!), la trama, per quanto funzioni, è sì divertente ma non ha alcuni lampo di genio.

Tra le cose che avrebbero potuto dare una marcia in più al film e che dovevano solo essere sviluppato meglio c’è il personaggio dell’attore hollywoodiano che per riuscire nel colpo deve interpretare… sé stesso. Questo particolare di trama dà la possibilità di alcuni momenti più o meno “meta”: l’attore d’azione deve recitare sé stesso nella realtà (che a sua volta è il film d’azione che stiamo vedendo) e usa quello che sta vivendo per trarre ispirazione per il suo prossimo film. Il suo personaggio è però ridotto all’osso, non viene davvero sfruttato in questo senso e rimane più che altro una gag ricorrente. Un peccato, tra i tanti, di Operation Fortune.

Siete d’accordo con la nostra recensione di Operation Fortune: Ruse de Guerre? Scrivetelo nei commenti!

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