Only Murders in the Building 4, la recensione: un evidente e saggio ritorno alle origini
Dopo un primo episodio che si guadagna il diritto di essere annoverato tra i miglior di Only Murders in the Building, la quarta stagione offre agli spettatori un evidente e saggio ritorno alle origini di cui c'era assoluto bisogno.
Only Murders in the Building 4 è un evidente e saggio ritorno alle origini di cui la serie aveva sicuramente bisogno dopo una 3^ stagione che, nonostante alcune illustri presenze, si era rivelata la più debole della serie, eccessivamente incentrata sul mondo di Broadway e forse troppo Oliver centrica, quando ciò che ha sempre fatto la fortuna di questo show è stata l'interazione tra i suoi 3 protagonisti: Charles (Steve Martin), Oliver (Martin Short) e Mabel (Selena Gomez).
Nell'ottima première, che si guadagna il diritto di essere annoverata tra i migliori episodi di Only Murders in the Building, in cui viene confermato il destino di Sazz, Charles, Oliver e Mabel impiegheranno diverso tempo per rendersi conto che nell'appartamento di Charles è stato commesso l'ennesimo omicidio dell'Arconia, il che scatenerà dei forti sensi di colpa nell'ex attore. L'occasione sarà così perfetta per gli autori sia per divertire il pubblico con un Charles soggetto alle apparizioni post mortem di Sazz, sia per mostrare loro momenti di autentica commozione, in cui questa passata ed egocentrica gloria della TV comincia a mettersi in discussione ed a chiedersi quanto davvero conoscesse quella che considerava una vera amica.
In seguito a questa rischiosa scelta, è evidente come il ritorno alle origini di Only Murders in the Building non riguardi solo il fatto che il trio torni ad indagare assieme su un omicidio avvenuto all'interno del loro sfortunatissimo palazzo per produrre una nuova puntata del loro famigerato podcast, ma sia anche caratterizzato dall'uso di una comicità più diretta e semplice, che riesce inevitabilmente a strappare il sorriso, come nell'impacciata scena in cui Charles cerca di porre ai dirigenti della Paramount un foglietto su cui ha scritto un'offerta economica, per scoprire che il tavolo è troppo ampio per farlo nella maniera aggraziata e ammiccante che sperava.
Il ritorno all'Arconia è sicuramente la mossa giusta per Only Murders in the Building, così come lo è l'introduzione di nuovi, stani, personaggi (aspettatevi anche quest'anno una cascata di stelle, tra le quali Kumail Nanjiani e Richard Kind), che popolano l'ala est del palazzo, quella cioè che affaccia sulle finestre dell'appartamento di Charles, dove è avvenuto il delitto, ed abitata da persone meno fortunate di Charles ed Oliver dal punto di vista economico, il che avrà un'influenza sulla storia stessa.
E se l'approccio alla narrazione è un fortunato ritorno alle origini, quello alla regia diventa invece più coraggioso, dalla lenta presa di coscienza di Charles sul triste destino di Sazz nella riuscitissima première, ad un episodio sperimentale in stile found footage con immagini di repertorio segretamente "rubate" ai protagonisti.
Per quanto divertente riesca inoltre ad essere, ed in questa stagione Only Murders in the Building lo è davvero molto, soprattutto quando si prende gioco di Hollywood, è piacevole anche costatare come trovi un perfetto equilibrio tra comicità e decadenza, rappresentata dall'atteggiamento spesso egocentrico di due glorie del passato come Charles ed Oliver che rifiutano di arrendersi al trascorrere del tempo o dall'impassibilità di una Mabel, regina dei Millennial, in continua ricerca di sé stessa, riuscendo così a regalare al pubblico commoventi spunti di riflessione negli attimi in cui concede ai suoi protagonisti di essere più umanamente fragili e dando a questa stagione un sapore agrodolce che la rende un perfetto connubio tra comicità e delicatezza.