ONI: La leggenda del dio del tuono, la recensione
ONI: La leggenda del dio del tuono è una miniserie da divorare tutta d'un fiato, facendosi avvolgere dal racconto di Onari e di Naridon
ONI: La Leggenda del dio del tuono la recensione della miniserie, disponibile su Netflix da oggi 21 ottobre.
La trama di ONI: La Leggenda del dio del tuono
Gli Yokai che abitano il monte Kamigami si preparano all'arrivo della Luna rossa, addestrandosi per affrontare i temibili ONI e proteggere la propria tranquillità. Tra i bambini (o cuccioli) impegnati nell'addestramento, c'è anche la vivace Onari, che per quanto si sforzi non ha ancora trovato il proprio potere sopito (Kishi). Il padre di Onari è il tranquillo e ingombrante Naridon che, come ogni buon personaggio silenzioso, nasconde più di un segreto. Si narra infatti che sia il leggendario dio del tuono, sparito dalla circolazione da quasi dieci anni.
Il racconto mantiene un ritmo incalzante per tutti e quattro gli episodi, non risparmiandosi alcuni colpi di scena inattesi e altri invece molto telefonati. La natura della storia è adatta a un pubblico di tutte le età, e ogni personaggio principale acquisisce spessore col proseguire delle vicende. Il rapporto tra Onari e Naridon è ovviamente al centro dell'intera vicenda, ma Tonko House non perde l'occasione di parlare di diversità e del non sentirsi adeguati agli occhi dei propri genitori. Un argomento che sembra essere al centro di questo 2022, sia in campo animato con Red della Pixar, che al cinema con Everything Everywhere All At Once. Il punto di vista di Tonko House avvolge un discorso più ampio di crescita e riguarda anche altri personaggi, non limitandosi alla sola protagonista.
Tonko House ha concepito ogni personaggio per essere tenero alla vista e facilmente riconoscibile, il tutto seguendo le leggende del folklore giapponese. Lo studio californiano si è poi preso qualche libertà creativa, strizzando però l'occhio all'aspetto veritiero di ogni Yokai. Durante gli episodi infatti, saranno nascoste vecchie illustrazioni dedicate proprio ai mostri, dettagli pregevoli che si uniscono al certosino lavoro ambientale dell'intera produzione. La stessa cura la possiamo trovare anche nei titoli di coda, che vi consigliamo di non saltare, in quanto spesso raccontano altre leggende del folklore nipponico.
Un gioiello (Che sembra) in stop motion
Come per The Dam Keeper e i loro precedenti lavori, anche ONI: La leggenda del dio del tuono è realizzato con una tecnica molto simile alla stop motion. La tecnica che nel nostro paese si chiama passo uno è stata resa popolare da Aardman Animations, e consiste nel riprendere fotogramma per fotogramma miniature fatte a mano. Tonko House ha inizialmente collaborato con lo Studio Dwarf per creare i modellini di tutti i personaggi, per poi andare a ricreare l'effetto stop motion con la computer graphic. Il comparto tecnico di ONI è sconvolgente per quanto sia curato, non solo nei personaggi e nelle espressioni, ma anche negli ambienti e nei dettagli degli stessi. Ad accompagnare il tutto, una magnifica colonna sonora, in grado di far riecheggiare i suoni dei taiko (i giganteschi tamburi giapponesi) a ritmo coi tuoni e con la pioggia.
Se amate l'animazione e il folklore giapponese, non c'è nessun motivo per cui non guardare ONI: La leggenda del dio del tuono. Tonko House si conferma un ottimo studio d'animazione capace di confezionare un gioiello dopo l'altro sfruttando una variante alla tecnica dello stop motion e mischiandola perfino al disegno 2D. Un racconto di crescita adatto a un pubblico di tutte le età e sicuramente tra le miniserie migliori di quest'anno, per lo meno su Netflix.