One! Two! Three! Four! Ramones, la recensione
La recensione di One! Two! Three! Four! Ramones, di Bruno Cadène, Xavier Bétaucourt ed Éric Cartier
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Hey, Ho, Let’s Go!
Ebbe così inizio l’irriverente ascesa dei Ramones, i padrini del Punk, una delle band più influenti del pianeta. Riscoperta della tradizione rock, maggiore immediatezza, decostruzione dell’icona della rockstar: queste le leve con le quali scardinare un modo di intendere e suonare la musica eccessivamente cervellotico e pieno di orpelli. Sin dalle prime note di Blitzkrieg Bop, opener dell’omonimo album d'esordio, era evidente la ricetta di Joey, Dee Dee, Johnny e Tommy Ramone: un muro di chitarre distorte, ritmiche pulsanti e pochi accordi a definire canzoni dirette, il cui messaggio fece subito breccia nel cuore dei teenager impressionati da quel look poco convenzionale definito da giubbotti di pelle, t-shirt, jeans strappati e scarpe da tennis.
One! Two! Three! Four! Ramones ha una struttura canonica nello sviluppo, molto accurata e dettagliata nel raccontare le fasi salienti del percorso dei protagonisti. La narrazione procede lungo due binari: il primo è incentrato sulle ore che precedono l’ultima esibizione dei Fast Four, mettendo in risalto l’acredine che ha rovinato l’equilibrio del gruppo; il secondo segue un ordine cronologico e pone l’accento sugli accadimenti che hanno scandito la nascita, l’ascesa e il declino dei Ramones.
Senza troppo romanzare gli eventi o eccedere nell’encomio posticcio, la sceneggiatura di Cadène e Bétaucourt mantiene un piglio storiografico, andando a scavare nelle pieghe della genesi dei dischi, così come nei retroscena del quotidiano dei musicisti. Il lavoro degli scrittori, in tal senso, si focalizza più sulla vita del gruppo che sui testi e sull'ideologia della band stessa. Questa impostazione da un lato fa sì che il lettore possa entrare subito in sintonia con Dee Dee e i Ramones facendone comprendere ambizioni, aspettative, finalità e conoscere le ansie, le paure e le frustrazioni; dall'altro, però, vista la grossa mole di eventi e le poche pagine a disposizione, richiede un ritmo serrato che in alcuni frangenti porta a una compressione dei fatti penalizzante.
Uno, due, tre, quattro e una sferzata di energia fuoriesce dagli amplificatori per travolgere milioni di fan in tutto il mondo. Con la stessa carica, sfacciataggine e un genuino desiderio di divertimento, si susseguono le tavole in bianco e nero di Cartier. Non è facile imprimere su carta certe emozioni, soprattutto quando si tratta di quella componente selvaggia da sempre marchio di fabbrica del Punk: l’artista nizzardo, invece, con grande maestria cattura la vera anima dei Ramones, sapendo coglierne le sfumature intimiste, gli eccessi, e la voglia di emergere. L'utilizzo del bianco e nero crea un ponte virtuale con l'ormai leggendaria copertina del disco d'esordio, oltre ad aggiungere un'aura di nostalgia perfettamente funzionale al tipo di racconto.
Come la musica della combo newyorkese, One! Two! Three! Four! Ramones vuole essere una lettura aperta a tutti quelli che, stanchi di tecnicismi e sovrastrutture, vogliono dar libero sfogo al proprio estro senza troppo preoccuparsi della forma. Forse è stata questa la vera rivoluzione dei Ramones: basta poco per fare musica, e tutti possono provarci. Pronti via, ed ecco un muro di chitarre distorte e una sezione ritmica pulsante. Il resto è solo cuore, sudore e passione.
Gabba Gabba hey!