One Piece 85, la recensione

Il volume 85 di One Piece è un punto di svolta per l'arco narrativo di Whole Cake Island

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Dopo la lettura del volume 85, ci chiediamo come One Piece possa appartenere allo stesso genere narrativo - lo shonen manga - di opere quali Dragon Ball, Naruto e Bleach, titoli nei quali i combattimenti prendono spesso il sopravvento sulla trama e sui setting con cui gli autori avevano cominciato a costruire universi narrativi originali e intriganti.

Lo stesso Akira Toriyama, in più di un'occasione, ha confessato di aver abbandonato l'iniziale atmosfera avventurosa per assecondare i gusti del pubblico, ritrovandosi a disegnare duelli della durata di decine di episodi e a dover inventare costantemente nuovi colpi speciali e trasformazioni. Nella sua epopea piratesca, Eiichiro Oda, dopo vent'anni di pubblicazioni (siamo vicini al punto in cui doppierà Goku e compagni), confeziona un altro numero in cui la lotta è un elemento marginale; i brevi attacchi che vengono sferrati hanno infatti la funzione di portare avanti la trama, non di rubarle la scena.

Monkey D. Rufy e la sua ciurma sono ancora a Whole Cake Island, una delle ambientazioni più riuscite dell'intera saga, che, tra porte parlanti e gradinate escheriane immerse tra gli specchi, si arricchisce di nuovi scenari surreali degni di un quadro di Salvador Dalí o di un racconto di Lewis Carroll. L'obiettivo iniziale era quello di trarre in salvo Sanji, costretto dalla sua famiglia a sposare la figlia di Big Mom, una dei quattro pirati più potenti al mondo; il cuoco, però, sembra essersi rassegnato al matrimonio combinato, anche perché la sua futura sposa Charlotte Pudding è una graziosa fanciulla, e dopo averla incontrata non è certo rimasto indifferente al suo fascino.

Quando ormai la struttura di questo arco narrativo sembrava essere chiara, Oda cambia le carte in tavola con un colpo di scena in grado di infrangere le certezze del lettore costruite in precedenza, preparando un climax che ora si preannuncia ancora più avvincente.

Il carattere idealista di Rufy e il legame con i membri della sua ciurma si manifesta ancora una volta in sequenze che riecheggiano altri momenti della serie di forte impatto emotivo, ma il modo in cui sono stati costruiti e sviluppati i personaggi in tutti questi anni rende difficile restare indifferenti ai litigi, alle lacrime e alle manifestazioni d'affetto. In tutto ciò, la creatività dell'autore riesce a partorire un Frutto del Diavolo con uno dei poteri più suggestivi visti finora: il Frutto Memo Memo, grazie al quale si può estrarre una pellicola dalla mente di una persona e modificarne la memoria tagliandone alcuni frammenti o aggiungendo fotogrammi con ricordi fittizi.

È incredibile la freschezza con cui One Piece prosegue, dopo tutti questi anni, con continue nuove idee e un cast sempre più ricco di figure ben caratterizzate che vanno a comporre una mitologia ormai difficile da eguagliare. Oda mescola epico e demenziale, riuscendo ad accostare momenti drammatici a sequenze cartoonesche, spingendo addirittura i protagonisti ad azioni che non sfigurerebbero in un cartone animato dei Looney Tunes, ma fondamentali per salvare un loro compagno.

L'unico "difetto", se lo vogliamo considerare tale, è che il world building della saga è talmente elaborato che risulta difficile cogliere tutti i dettagli e i collegamenti interni seguendo il ritmo della pubblicazione: azzardando un paragone, è come se Il Signore degli Anelli fosse stato serializzato per venticinque anni, con un nuovo capitolo pubblicato ogni quattro o sei mesi.

Nonostante ciò, One Piece resta un'opera in grado di catturare il lettore, e non vediamo l'ora di goderci ogni suo livello narrativo una volta che sarà completata, sicuri che riaffrontare questo viaggio dall'inizio alla fine sarà un'esperienza ancor più straordinaria.

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