One Piece 80, la recensione

La ciurma di Rufy arriva a Zo, un'isola situata sulla schiena di un elefante millenario, dove ha inizio una nuova saga di One Piece

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Il numero precedente si era concluso con un potente cliffhanger ed è deludente constatare che nel tankobon 80 questo elemento sia del tutto assente; non solo nei primi episodi, ma nell'intero volume. Sembrava a tutti gli effetti la presentazione diretta della nuova saga, ma l'epilogo di Dressrosa, in realta, epilogo non era, dato che Eiichiro Oda ha ancora molte questioni in sospeso da trattare prima di concludere questo ciclo durato più del previsto e con passaggi decisamente sacrificabili.

Così non è, però, nelle ultime battute, in cui l'autore imbastisce un degno finale per la vicenda di Rebecca e Kyros, accennando anche a un rapido scontro tra Rufy e l'ammiraglio Fujitora. Questa sequenza riesce infatti a caratterizzare al meglio il marine, conferendo al personaggio un'aura epica che ricorda a tratti i sacrifici estremi compiuti dai combattenti di Ken il guerriero.

La ciurma di Cappello di Paglia lascia Dressrosa grazie a una sorta di passerella di Christo creata dalle navi dei combattenti del Colosseo; sono loro a regalare la scena più emozionante di tutto il volume - se non dell'intera saga - dimostrando la loro fedeltà e il loro rispetto nei confronti di Rufy; il tutto senza troppo clamore, dato che il gommoso capitano non sembra apprezzare il gesto. In realtà è un momento fondamentale ai fini della trama, che ridefinisce gli equilibri di potere e alza decisamente il livello delle forze in gioco.

Com'è ormai consuetudine per Oda, tra una saga e l'altra vengono riordinate le pedine sulla cartina mondiale e svelati alcuni dettagli della macro-trama snocciolata minuziosamente in vista dell'epica guerra che concluderà la serie, preannunciata da anni. Scopriamo le nuove taglie di Rufy e compagni, in grado non solo di "alzare l'asticella" ma anche di strappare qualche risata e instillare qualche dubbio, come quello relativo a una particolare dicitura che campeggia su uno dei manifesti. Rivediamo inoltre vecchie conoscenze e scopriamo nuovi personaggi che si presume abbiano un ruolo importante negli eventi futuri.

Probabilmente è questo il talento principale del mangaka: riuscire a mostrare in queste brevi passaggi degli spiragli che lascino intuire quanto il mondo di One Piece sia vivo e ogni personaggio abbia una propria storia, una personale evoluzione, facendo desiderare di poter scoprire - prima o poi - tutte le side stories (che in realtà sono spazi vuoti lasciati alla fantasia del lettore).

La terza parte dell'ottantesimo volumetto porta i protagonisti su Zo, un'isola che poggia sulla gigantesca schiena di un elefante millenario, vale a dire lo scenario della prossima saga. Il mezzo di trasporto che permette di raggiungere la cima dell'animale è un draghetto abbozzato a cui Kanjuro dà vita: un disegnetto che in poche pagine riesce a diventare un personaggio vero e proprio, tanto da emozionarci quando giunge il momento di congedarci da lui.

Zo è la terra abitata dai Visoni, ovvero bestie antropomorfe, o creature con alcune caratteristiche di varie specie animali, a seconda di come li si voglia vedere. Questo popolo è una nuova azzeccata invenzione, attraverso cui Oda comincia a definisce in modo originale il nuovo ciclo di episodi; la location immersa nella foresta, invece, ricorda troppo le altre isole già visitate in passato, almeno per ora.

Non ci rimane che attendere gli sviluppi, visto che siamo solo all'inizio di questa nuova storia e già i problemi per Rufy e compagni non mancano...

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