One Piece 68, la recensione
Su One Piece, Rufy e i suoi compagni sono arrivati sull’isola di Punk Hazard, dove sono costretti ad affrontare la furia di Caesar Clown...
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Nell’ultima decina di numeri di One Piece, Eiichirō Oda ha alzato l’asticella mettendo in scena una vera e propria guerra e facendo sbarcare la ciurma di Rufy nel Nuovo Mondo. Questo però ha dato vita a cicli di episodi più epici, ma anche più confusionari e con un umorismo meno efficace del solito. Troppi personaggi che rimangono in scena anche solo per poche pagine, scontri troppo caotici, situazioni alle quali non veniva dato il respiro necessario per essere assimilate a dovere…
Ma sembra che Oda abbia ascoltato le critiche che molti fan stavano facendo in merito e in questo numero ne abbiamo la prova, con una narrazione più chiara che si concentra su pochi elementi sviluppati meglio: una creatura mostruosa che attacca i nostri eroi, un gruppo di bambini di dimensioni gigantesche da portare in salvo, e il ritorno di alcune vecchie conoscenze.
Inoltre i personaggi si ritrovano nel corpo di un loro compagno, per via di uno scambio di identità attivato dai poteri di Trafalgar Law, e questa situazione da sola riesce ad essere un motore comico in grado di mantenere viva l’attenzione per tutto il numero.
Insomma, si ha l’impressione di essere di fronte a un volume “della rinascita” e se One Piece dovesse seguire la strada ripresa in questo numero, ha tutte le carte in regola per tornare ad essere lo shonen manga migliore in circolazione, giustificando i continui record di vendite che continua a totalizzare in patria ad ogni uscita.