Once Upon a Time 2x17 "Welcome to Storybrooke": la recensione
In una bella puntata sul confronto tra passato e presente, scopriamo qualcosa di più sul personaggio di Regina...
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Cosa è veramente cambiato in 28 anni nell'animo di Regina? Apparentemente nulla, o questo almeno è quanto il continuo gioco di flashback e rimandi al presente ci vorrebbe suggerire, mostrandoci sempre quel personaggio tormentato, infelice, solo e desideroso d'amore che ben conosciamo. La maledizione è appena stata lanciata, e la nostra protagonista si aggira per il paese constatandone e gioendone per gli effetti sui suoi nemici. All'inizio della serie non era ben chiaro in effetti quale vittoria potesse mai essere quella di fare il sindaco in una città dove nessuno si ricordava nulla. La puntata risponde molto bene a questa domanda e lo fa dandoci la risposta che non ci aspettavamo: e se, a dispetto di tutto quello che è stato detto finora, la maledizione fosse stata lanciata non per cercare vendetta, ma perché era l'unico modo per farsi amare?
L'episodio continua la scia positiva del precedente, ha il buon merito di illuminare alcuni momenti della trama non particolarmente chiari (la gestione del tempo nei 28 anni a Storybrooke rimane abbastanza folle da immaginare, ma è apprezzabile il tentativo dello show di affrontarla) e di riprendere con efficacia una sottotrama – comunque rinviata per troppo tempo – come quella dell'uomo giunto dall'esterno in città (e il colpo di scena finale risponde anche ad una serie di questioni che erano sorte sulla "verosimiglianza" della sua storia). Ma il più grande complimento alla puntata è quello di avere una sua coerenza interna, di funzionare nella sua costruzione di un discorso che, superando il pericolo di sfociare nel "già visto", riesce a raccontarci qualcosa di più su un personaggio che pensavamo di aver ormai inquadrato perfettamente.