Once Upon a Time 2x14 "Manhattan": la recensione

La serie presenta una delle sue puntate più importanti, rispondendo a molte domande ma mantenendo i propri difetti...

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Once Upon a Time non è mai stata una serie perfetta. Entrare a Storybrooke significa da sempre chiudere un occhio, a volte due, sulle tante mancanze dello show, sull'ingenuità di alcune trovate, sui dialoghi e su alcune interpretazioni non sempre adeguate, su certe caratterizzazioni all'acqua di rose e su scelte logiche che di logico hanno poco. Tutti elementi che nella prima stagione passavano tranquillamente in secondo piano di fronte ad uno show solido, con i giusti ritmi e un'ottima gestione del grande materiale a cui poteva attingere. Ma quel tempo è ormai passato, la maledizione è stata spezzata e da quel momento lo show ha preso a crescere, e ad invecchiare, molto rapidamente. "Manhattan", probabilmente uno dei più importanti se non il più importante episodio andato in onda fino ad ora, esaspera molti, se non tutti, i difetti sopra esposti e non riesce, nonostante le molte ambizioni, ad elevare il livello della stagione.

Iniziamo dalle note positive. Più e più volte la serie ha fatto una scelta molto coraggiosa: decidere di non tirare a campare sui misteri e sulle grandi questioni ma costruire dei medio/grandi blocchi narrativi che si sono sempre conclusi con la risoluzione che attendevamo. Certo, Charming e Snow (che in questo momento si stanno godendo un meritato periodo di vita coniugale) continueranno a "trovarsi" l'un l'altro, e allo stesso modo Regina rimarrà al confine tra buoni e cattivi per chissà quanto tempo, ma al tempo stesso la maledizione è stata spezzata in tempi brevi, l'esilio a Fairyland di Emma è durato poco, praticamente tutti gli elementi del passato dei protagonisti sono stati rivelati e oggi, finalmente, anche l'ultimo e più importante pezzo del mosaico è andato al suo posto.

Dopo averci girato attorno diciamolo chiaramente: Neal, il padre di Henry, è Baelfire, il figlio di Rumplestilskin. Con tutto ciò che ne consegue in termini di relazioni parentali da far venire il mal di testa. Ora, il discorso non riguarda tanto la rivelazione in sé, sulla quale in rete si speculava da tempo e che comunque, anche nella sua presentazione a inizio puntata, non sembra costruita per sorprendere (praticamente si rinuncia del tutto al cliffhanger). Ma la domanda è: perché? Era proprio necessario dare la stessa risposta alle due domande più importanti? Era necessario forzare la narrazione con un'incredibile coincidenza come l'incontro tra Emma e Neal salvo poi giustificarla come "destino"? Era necessario soprattutto inserire un nuovo, inutile collegamento nella piramide di questa gigantesca famiglia in stile Beautiful?

È positivo che gli autori ne siano consapevoli e decidano di giocarci su in un dialogo tra Bianca e Charming (rimarrà memorabile lo scambio "But I'm his grandfather!"/"You can have more than one") ma questo non salva dalla totale perdita di verosimiglianza della situazione. Era già stato tutto pianificato fin dall'inizio? Ma davvero in "Tallahassee" August non aveva altro modo di spiegare a Neal la situazione se non quello scomodissimo di girare con una scatola contenente una macchina da scrivere su cui c'era scritto "I know you're Bealfire"? Non poteva semplicemente, ecco, dirglielo? Altro dubbio riguarda a questo punto l'età troppo giovane di Baelfire (chissà, forse una permanenza temporanea a Neverland come Peter Pan?).

Bae/Neal, considerazioni finali. Il grande errore di questa seconda stagione, considerato anche tutto quello che abbiamo visto finora, è stato la gestione del grande materiale sul quale puntare. È come se nella prima stagione avessimo solo una piccola strada nella quale muoverci (quella delle fiabe) con i suoi limiti e la sua, più o meno, verosimiglianza. Ora le strade si sono moltiplicate. Nelle prime puntate sono entrati nella mischia Mulan, Lancillotto, Frankenstein, Hook ed altri. Alle spalle c'era la sola volontà di mettere nei nomi conoscibili per il pubblico, ma ciò che è mancato è stata la capacità di gestire questo vasto materiale con una narrazione di ampio respiro. Risultato è che al momento di tirare le somme, due delle potenziali storyline più interessanti (figlio di Rumple e padre di Henry) si sono dovute unire. Insomma, complicare dove non ce n'era bisogno e semplificare dove invece si doveva costruire.

Lo stesso difetto lo ritroviamo anche nell'altra storyline della puntata, quella ambientata a Storybrooke che vede il magico trio Cora/Regina/Hook alla ricerca del pugnale del Signore Oscuro. Senza perdere troppo tempo sulla considerazione che non ha molto senso per Rumple creare una mappa per indicare dove questo è nascosto, facciamo un passo indietro. Data l'assenza di Gold e di Emma, era proprio necessario per le due potentissime streghe e per Hook recuperare l'arma per poter sconfiggere Bianca e Charming? Poi è chiaro che si tratta di riempitivi per ritardare lo scontro finale, e sicuramente migliori di puntate come "Tiny" o "Child of the Moon", ma qualche dubbio rimane. Considerazioni a margine: diamo per scontato che Regina stia facendo il doppio gioco, altrimenti il suo personaggio ne perderebbe tantissimo.

Una nota positiva in chiusura (che in fondo a OUAT vogliamo bene). Il flashback è molto bello. Tutti quelli con Rumplestilskin lo sono sempre stati e anche questo non fa eccezione. C'è una veggente che sembra citare apertamente Il labirinto del Fauno di Del Toro e c'è il solito grandioso Carlyle che disegna un protagonista maledetto e senza speranza che tenta disperatamente di redimere le colpe del padre (voglia il cielo però che in futuro non compaia anche questo nuovo membro della famiglia in un flashback).

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