Once Upon a Time 1×01, “Pilot”: il commento

Simile a Lost nei presupposti, ma orientata verso un immaginario povero e involontariamente ridicolo, la nuova serie di Lindelof delude...

Critico e giornalista cinematografico


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E dire che c’era da fidarsi di Damon Lindelof, Adam Horowitz e Edward Kitsis!

Il primo è una delle due menti dietro Lost (quelle vere, che hanno portato avanti tutto il progetto e non solo girato il pilota), gli altri sono due tra i molti sceneggiatori che hanno contribuito alle 6 stagioni della serie più popolare degli ultimi 10 anni. Sono loro i responsabili di Once upon a time, nuovo progetto ABC che andrà in onda il 23 ottobre in America e da noi è stato mostrato in anteprima (ma solo il pilota!) al RomaFictionFest. Una serie televisiva centrata sui personaggi del mondo delle favole intrappolati per una maledizione nel mondo moderno e più precisamente in una cittadina del Maine. E no, la serie non è comica.

Once Upon a TimeNel vedere il pilota la più grande delusione viene dalla realizzazione. Una serie tv non si giudica mai dal primo episodio, essendo un progetto lungo ha bisogno di tempo per ingranare, ma ci sono delle cose che sono impensabili, anche in un pilota. Parlo ad esempio di un’ambientazione a basso tasso di inventiva e fantasia che sembra uscire da Xena - principessa guerriera, di una trama da passaggio pomeridiano su Italia 1 il sabato e di una generale mancanza di senso del ridicolo che porta gli sceneggiatori a mettere intorno a una tavola per discutere del futuro del mondo delle favole: Biancaneve, il Principe Azzurro, Geppetto (con accento italoamericano) e Cappuccetto Rosso con la nonna in camicia da notte. Mancava Shrek.

A fronte di una serie di elementi cardinali che si capisce venire dritti da Lost la nuova serie manca totalmente di un approccio serio. Non siamo lontani dall’isola: i personaggi delle favole sono intrappolati in un luogo concreto che però ha dei vincoli sovrannaturali e non consente l’uscita a nessuno, una nube nera invocata dalla strega malvagia porta la maledizione ed elementi ricorrenti quali mele, carte di cuori e via dicendo ritornano spesso (e siamo solo al pilota!). Ma pure lo schema di Lost si rivela perdente di fronte ad una realizzazione non all’altezza.

Anche volendo trascurare la parte ambientata nel regno delle fiabe (che pare essere prensente solo nel pilota), la trama che si svolge nella modernità non compensa. Jennifer Morrison è la mamma che ha dato in adozione un bambino che ora, all’età di 10 anni è riuscito a trovarla e portarla in questa cittadina che lui, unico tra tutti gli abitanti, sa essere piena di personaggi delle favole intrappolati. Ah, non vi ho detto che Jennifer Morrison è la figlia segreta di Biancaneve.

Nella migliore delle aspettative questa sinossi poteva portare ad un prodotto ambiguo, capace di guardare al mondo delle favole con intelligenza, facendo riferimenti audaci e tenendo la metafora molto lontana dal racconto. Una traduzione simile a quella fatta in True Blood con i racconti di vampiri. La scelta invece è stata di far fare ai personaggi la replica del ruolo che avrebbero nelle favole aggiungendo un maligno Robert Carlyle, come l’unico carattere che nel passaggio tra i due regni ha mantenuto la memoria degli eventi.

Talenti sprecati.

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