Omen - L'origine del presagio, la recensione
Doveva essere un prequel a basso costo brutto come tanti altri, invece Omen - L'origine del presagio è diretto da una giovane promessa
La recensione di Omen - L'origine del presagio, il film prequel di The Omen, in sala dal 4 aprile
È l’introduzione a un film che sarà tutto una lotta titanica condotta da una regista al suo esordio contro una sceneggiatura (alla quale ha contribuito) dozzinale e piena di cliché ripetuti senza voglia. Akasha Stevenson vuole dimostrare di non essere come gli altri, ed è evidente che non lo sia. Non solo perché quando vuole riesce a condurre dialoghi imbarazzanti creando interesse grazie al lavoro sulla recitazione e a quello sulle scenografie, piene di secondi livelli di lettura, ma si concede virtuosismi impressionanti come la scena in cui la protagonista, una novizia a pochi giorni dal diventare suora che si è concessa una nottata fuori in discoteca con un’altra ragazza come lei, si sveglia. La vediamo inquadrata in primo piano, in un groviglio di capelli accanto ad un uomo con gli occhiali. Non appena si muove si capisce però che è in realtà sola, l’uomo era un’illusione ottica creata solo posizionando i capelli di lei. Non ha dormito con nessuno, ma quei capelli ribelli per una volta non contenuti dal copricapo che le viene imposto, suggeriscono che avrebbe voluto e hanno scatenato in noi il desiderio che l’avesse fatto. Qualcosa che non si scrive in sceneggiatura.
Ad esempio si tiene a distanza dai personaggi per tutto il tempo per poi andargli addosso nel gran finale e stupire, li fa recitare per tutto il tempo con una certa misura per poi spingere sullo sguardo allampanato quando serve. Sembra quasi usare ambienti intonsi salvo poi farci vedere che in realtà sono accuratamente acchittati per creare l’illusione della presenza di qualcosa. Insomma, non ci sono altre parole: Akasha Stevenson dirige come una grandissima regista anche se è al primo film, ha la personalità sufficiente a sovvertire da dentro un progetto (come si faceva nel cinema americano irregimentato degli anni ‘50) ed esce da questo suo esordio come uno dei talenti più evidenti espressi dal cinema americano mainstream da anni a questa parte.