Omen Exitio: Plague, un affascinante e terrificante viaggio letterario per veri nostalgici - Recensione

La software house italiana Tiny Bull Studios ci regala un libro videogame dal retrogusto lovecraftiano: la recensione di Omen Exitio: Plague

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Dopo Forge Reply, con il suo Joe Dever's Lone Wolf, un’altra software house italiana, la torinese Tiny Bull Studios, tenta nuovamente la fortuna stuzzicando il palato dei videogiocatori più attempati, quelli che mossero i primi (proto)passi in questo fantastico mondo fatto di pixel e poligoni con i vecchi, vecchissimi libri game, avventure tutte da leggere, dove le statistiche del proprio personaggio, le scelte compiute ad ogni bivio narrativo, conducevano ad un differente epilogo, spesso anche ad un prematuro game over.

Una volta, per seguire il percorso prefissato, si doveva saltellare da una pagina all’altra, seguendo pedissequamente le indicazioni fornite dal libro stesso. Oggi è tutto più lineare, automatico, gestito direttamente dal software.

[caption id="attachment_183943" align="aligncenter" width="1000"]Omen Exitio Plague screenshot Tutti i menù ricalcano layout e grafiche usate nei libri game di Lupo Solitario.[/caption]

Ciò che è rimasto inalterato rispetto al passato, almeno stando a quanto messo in scena da Omen Exitio: Plague, è il piacere di sentirsi parte attiva nel processo creativo dell’opera, operazione riscontrabile nell’imprescindibile contributo richiesto alla nostra fantasia per dare forma e vita ai personaggi, alle gesta, agli eventi e orrori narrati in questa trama che deve moltissimo a H. P. Lovecraft, inesauribile fonte d’ispirazione per molti videogiochi partoriti negli ultimi anni.

Jake Huntington sta vivendo con apprensione la fine dell’Ottocento, schiacciato e oppresso dal passato che annega la sua mente, distrutto e devastato da un lutto che non riesce a superare. Medico brillante, trova nel girovagare per il mondo l’unico palliativo al suo dolore. Non sa, tuttavia, che proprio viaggiando si imbatterà in qualcosa di più grande di lui, in un fitto mistero, in una minaccia senza nome che, forse, non esiste nemmeno, se non nella sua mente ormai compromessa."A di Joe Dever's Lone Wolf, in Omen Exitio: Plague non si fanno sconti, né c’è spazio per altro che non siano pagine scritte, menù di gestione del personaggio e qualche artwork, giusto per titillare l’immaginario del lettore"

Eppure, una minaccia sembra proprio esserci, un pericolo addirittura planetario, che attraversa i continenti e che accompagnerà il lettore-videogiocatore ad esplorare diverse location, nelle cinque, sei ore richieste dall’avventura per essere completata.

A differenza del già citato Joe Dever's Lone Wolf, in Omen Exitio: Plague non si fanno sconti, né c’è spazio per altro che non siano pagine scritte, menù di gestione del personaggio e qualche artwork, giusto per titillare l’immaginario del lettore. Non ci sono fasi di combattimento, ne è prevista l’esplorazione in ambienti virtuali. Ci sono solo pagine da leggere, scelta di design che non mancherà di alienare una buona fetta di pubblico, ma che manderà in brodo di giuggiole i vetusti amanti del genere, oltre che tutti coloro che sono cresciuti con Dungeons & Dragons.

A livello prettamente ludico, insomma, si fa poco, molto poco. Si prendono alcune scelte nei bivi narrativi prefissati, si spendono i punti esperienza accumulati nelle varie skill del personaggio. Non c’è nemmeno un game over vero e proprio, sebbene in base alle abilità di Jake Huntington la trama prenderà una piega diversa, che conduce ad uno dei tanti finali previsti, feature che innalza a dismisura il replay value della produzione italiana.

A patto di apprezzare, e soprattutto comprendere, lo spirito dell’offerta, Omen Exitio: Plague ha tuttavia molto da offrire. La qualità della sceneggiatura, della scrittura vera e propria, è ben sopra la media, soprattutto se si è ampi conoscitori delle opere di Lovecraft, visti i rimandi e le citazioni che si sprecano di continuo.

Lascia a desiderare qualche filo narrativo che si perde nel vuoto, alcuni personaggi secondari che avrebbero necessitato di più spazio, ma da questo punto di vista la software house ha già assicurato che sono previsti alcuni contenuti aggiuntivi, a loro dire gratuiti, che espanderanno ulteriormente la trama dell’avventura.

[caption id="attachment_183944" align="aligncenter" width="1000"]Omen Exitio Plague screenshot Scorrendo tra gli appunti, troverete note e indizi che vi aiuteranno a ricongiungere tutti i pezzi del puzzle.[/caption]

Anche dal punto di vista grafico c’è poco di cui lamentarsi. L’interfaccia è chiara e retrò come ci si aspetterebbe, mentre i (pochi) artwork che abbelliscono le pagine, aiutano nell’immedesimazione.

Non ci troviamo certo di fronte ad un prodotto universale, né tanto meno perfetto. Purtroppo è possibile utilizzare i punti abilità in proprio possesso in qualsiasi momento, concedendo ai più furbetti di specializzarsi all’occorrenza, in base alle necessità del momento, alle difficoltà incontrate o per imboccare il sentiero narrativo preferito. Si tratta di una svista che purtroppo influenza negativamente un gameplay già di per sé fragile.

Resta comunque l’esperienza vintage, il piacere della lettura, l’ansia e la tensione di una storia indiscutibilmente emozionante e appassionante dall’inizio alla fine. Se sentite la mancanza dei vecchi libri game, non avete scuse. Tanto più che si tratta di un prodotto interamente made in Italy.

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